lunedì 29 luglio 2013

Mona Lisa Smile

Proprio pochi giorni fa una mia amica mi ha fatto vedere "Mona Lisa Smile". Mi è piaciuto, ma lo analizzo e insieme recensisco perchè ho qualcosa da dire, e credo sia interessante.

Il film inizia con l'inquadratura di quello che sta facendo la guest star Julia Roberts: prende il treno, guarda delle cartoline di alcuni dipinti... e nel frattempo una voce fuori campo ci descrive la situazione: la succitata Julia si chiama Katherine Watson, è una docente di storia dell'arte, ed ha sempre desiderato insegnare nel prestigioso collegio femminile di Wellesley, dove ora si sta recando. L'insegnante arriva, c'è la cerimonia di inizio anno accademico, e subito dopo il regista inizia ad introdurci l'ambiente di quella scuola. Mi spiego: a Katherine deve essere assegnata una stanza per vivere, ed il rettore inizia con l'elenco di alcune regole: niente fornelli, niente visite maschili. Ma la nostra Julia Roberts non crede sia rilevante. Seguono altre strane donne, come una signora che non si è ripresa dalla morte del marito o l'infermiera che, al posto di un uomo, aveva una compagna.
Il primo giorno di lezione, la professoressa Watson si trova di fronte una classe di studentesse che hanno già studiato tutto il libro e sono piuttosto arroganti: prendono in giro l'apparente "mediocrità" della docente. I giorni successivi, quindi, la professoressa decide di cambiare il programma e di studiare arte contemporanea. Le studentesse non approvano, e ne vediamo una in particolare, Betty Warren, scrivere articoli diffamatori sul giornale della scuola. Il rettore sembra dar ragione alle alunne, e così la nostra guest star Julia inizia a capire che quel collegio non è ciò che lei pensava fosse.
Il film, infatti, segue anche la storia parallela di quattro alunne; la succitata Betty Warren, poi Giselle, Connie ( di cui si capisce davvero poco quale sia il problema fino alla fine del film ) e infine Joan. E' dalle loro vicende, oltre che da quelle della docente, che intuiamo in che tipo di ambiente la nostra Katherine si è trovata.
Il collegio è infatti una scuola in cui le allieve vengono educate e preparate non per lo studio, anche se sono eccellenti in campo scolastico, ma per il matrimonio. Il loro obbiettivo è solo essere buone spose e buone madri.
Questo è assolutamente contro i principi della Watson, che, come dice Giselle nel film, "è una che non si sposa perchè sceglie di non sposarsi".
Non continuo con la trama, perchè intendo evidenziare alcuni parallelismi con altri film ed analizzare determinati personaggi.

Per quanto riguarda i parallelismi, la prima cosa che mi è venuta in mente guardando una scena di questa pellicola, è che fosse la versione femminile de "L'attimo fuggente". Poi la mia amica mi ha detto che anche una buona parte fra spettatori e critica la pensa alla stessa maniera, e così mi sono convinta di non essere pazza. Ci sono tuttavia delle DIFFERENZE SOSTANZIALI:
1. La FIGURA DEL DOCENTE. 
Ne "L'attimo fuggente", il professor Keating è "teatrale": sale sulle sedie, sulla cattedra, conquista la loro simpatia con frasi come la classica "capitano mio capitano!".In "Mona Lisa Smile" ( il cui titolo, a quanto sembra, deriva dal soprannome del docente di italiano alla professoressa Watson ) la professoressa si arrabbia, e contrasta in maniera più diretta i principi del collegio: cambio del programma scolastico... Ma soprattutto ne "L'attimo fuggente" c'è un finale drammatico: il suicidio di un alunno. E' per questo che il professore viene cacciato dalla scuola. In "Mona Lisa Smile" la professoressa se ne va di sua spontanea volontà, perchè non firma il contratto del rettore secondo cui "se vuole il posto, deve insegnare non più arte contemporanea ma tutto ciò che è nel programma". Quindi, se rivediamo le due modalità di intervento dei due diversi docenti, possiamo notare che i due rispettivi finali sono inerenti al loro operato. Cioè: Keating è stato rivoluzionario e teatrale; ha incitato alimentando i sogni degli allievi. Un allievo si è suicidato perchè ha visto il suo sogno contrastato dai genitori; il professore è stato bandito dalla scuola. La professoressa Watson, invece, ha insegnato quello che non era nel programma perchè si è opposta alle sciocche regole del matrimonio, senza però imporsi sugli allievi. Vediamo infatti che tenta in tutti i modi di convincere Joan ad iscriversi a Yale ( tanto che manda lei stessa i documenti ), ma AL CONTEMPO di fare anche da buona moglie. Joan, alla fine, sceglie di badare solo al matrimonio. La professoressa Watson, di risposta, si congeda dicendo : "allora sii felice":
2. Il COLLEGIO. Ne “L’attimo fuggente”, il collegio è maschile, quindi in opposizione alla femminilità di Wellesley. Tuttavia  la differenza sta negli allievi: nel Wellesley si prepara al matrimonio. Nel Welton ( L’attimo fuggente ) gli allievi sono preparati allo STUDIO, anche se in relazione a quello che i genitori hanno deciso per loro: chi farà l’avvocato, chi il medico, chi il notaio.

Andiamo ora alle allieve del Wellesley.
Prima dicevo che "Mona Lisa Smile" segue anche la storia di quattro studentesse. Ognuna di loro ha una sua personalità e un ruolo ben preciso nel film. Ad esempio, Betty Warren scrive articoli diffamatori sul giornale, va contro la professoressa Watson, fa licenziare l'infermiera perchè "distribuiva contraccettivi". Ma poi ci sarà il colpo di scena: divorzierà dal marito, che non la ama. Lei, l'inflessibile e la dura Warren, che ha dato filo da torcere alla docente di storia dell'arte, che è l'elemento di pressione anche sul rettore, cede e segue ciò che è giusto fare, ciò che però prima dell'arrivo della Watson nessuno aveva avuto mai il coraggio di fare. Specialmente in un collegio femminile come il Wellesley che prepara esclusivamente alla vita coniugale. Dico "specialmente" perchè l'ambientazione è il 1953 e il divorzio, come la sessualità libera, fa scandalo.
Poi c'è Giselle, che ha relazioni con uomini più grandi di lei, e che sembra la più affine ai princìpi della professoressa Katherine, ma di fatto non si espone più di tanto.
Penultima è Joan, di cui abbiamo precedentemente parlato. Lei parte con aggressività e astio verso la "modernità" della docente di storia dell'arte, trova per un attimo il coraggio di sognare, e poi rinuncia.
Queste tre ragazze sembrano avere un ruolo preciso nel film.
L'unica allieva che non riesco davvero a comprendere è Connie, che, durante tutta la pellicola, sembra solo molto imbarazzata per il suo aspetto o per un problema ignoto relativo al suo corpo... se qualcuno ha un'interpretazione del suo ruolo o sa effettivamente quello che rappresenta me lo dica. Ci sto riflettendo da un po', ma non sono arrivata ancora ad una conclusione.
Vi saluto... per chi voglia vederlo, buona visione!

sabato 27 luglio 2013

Il Grande Gatsby

Di nuovo ciao:)
Non avevo ancora avuto  l'opportunità di andare al cinema per vedere "Il grande Gatsby". Di Caprio, diciamocelo, è una garanzia, ed ha il suo fascino. Ad ogni modo, ieri, qui, hanno riproposto la pellicola, ed ho colto l'occasione per andare.
Questo è uno di quel film che si comprendono solo al secondo tempo. A mio parere, non avendo neanche letto il romanzo da cui la ripresa è tratta, si può fare una valutazione migliore sulla trasposizione visiva ( struttura ) della trama.
Non sono solita, quando parlo di un film, dividere il testo in sezioni come trama e analisi, perchè quello che vediamo è un continuum. Ogni singola scena ha una trama e una funzione ben precisa. Capita che a volte si tende ad omettere parti rilevanti perchè non si possono citare le scene ed i collegamenti - spesso inevitabili - con la fine del film, o anche solo del secondo tempo. Detto questo, procedo, citando i simpatici Gipsy King, "a mi manera".
Dunque, dicevo che TGG è uno di quei film che vedono il primo tempo molto veloce, ed il secondo, rivelatore. Le prime impressioni che ho avuto, quando c'era l'intervallo, è che fosse un mix di tanti film famosi... Tuttavia la mia percezione è totalmente cambiata quando è iniziato il secondo tempo, ed è rimasta tale fino alla fine del film. La drammaticità inizia dopo, in un crescendo che verte alla pointe finale.

La storia è raccontata da un uomo, che si scopre essere uno dei protagonisti: Nick Carraway, scrittore "a tempo perso" e mediatore di borsa.
Lo vediamo da un dottore, probabilmente in cura psicologica, raccontare di Gatsby, di quella persona che aveva così tanta speranza, che era così vitale...
Quindi i primi venti minuti del film sono dei flash-back dell'uomo introduttivi alla storia: si fa vedere che Nick arriva a New York, che la sua casa confina con quella di un certo Gatsby, il quale ogni week-end dà un party... una sera lo scrittore va a casa di sua cugina Daisy per una cena, e tra gli invitati c'è la golfista Jordan Baker ( interpretata da un'esordiente Elizabeth Debicki ) che sembra voler introdurre appositamente a Nick la figura di Gatsby; a quel nome Daisy sussulta ed è come se, in quello zoom veloce ( bravissimo il regista ) sulla sua espressione, il tempo si fermasse. Ma Nick sembra non comprendere, perchè in effetti lo zoom è destinato al pubblico. Siamo noi a dover intuire che tra la donna ed il succitato Gatsby c'è o c'è stato qualcosa. Ad ogni modo il nostro curioso amico chiede alla golfista notizie in più, ma lei, piuttosto che dargliele, gli dice che il marito di Daisy, Tom, ha un'amante. Tom invita Nick ad uscire con lui e lo porta proprio dalla sua amante : la rossa Myrtle. Lei abita insieme al marito George in un'officina. La voce fuori-campo di Nick ci fa sapere che in vita sua si è "ubriacato solo due volte", e la seconda fu in quell'occasione. Ma, a mio avviso, qui c'è un errore: nella scena successiva è infatti mostrato che Nick ha ricevuto un invito da Gatsby per un suo party. Lo scrittore si reca lì e, non conoscendo il suo ospite di persona, decide di "prendersi una sbronza". Di fatto, nelle scene successive, l'uomo non ci è mostrato ubriaco; ma è Nick stesso a dirci queste parole, e se solo un attimo fa ci aveva detto che nell'uscita con Tom quella era la seconda volta, e al contempo questa non può essere la prima dato che il party è successivo alla vicenda di Tom, allora è evidente che c'è un errore.
Ora, mi fermo un attimo perchè vorrei parlare della festa: la casa di Gatsby è enorme; da fuori non è ancora stata inquadrata in tutta la sua grandezza, per cui noi pensiamo che sia una "comune villa". Ma appena Nick entra, trova uno spazio immenso. Il regista ci introduce in questa sorta di Narnia: piscine, gente vestita con sfarzosi piumaggi, champagne, qualcosa di simile agli attuali "sparacoriandoli"... Nick cerca di recepire informazioni su Gatsby, ed è simpatica e funzionale alla presentazione della casa la scena di un uomo che si è imbucato alla festa solo per andare in un'area dell'abitazione, un'evidente grande biblioteca, a cercare notizie sul suo ospite. Ma ancora: gente che beve, costanti inquadrature su drink e bicchieri di cristallo... e si continua con altre zone della "Gatsby's home", tra cui l'immenso giardino... Sembra davvero che quella dimora non finisca mai. Ma ecco che il regista ferma il tutto. Il primo tempo termina con Nick che incontra un uomo e chiede chi possa essere Gatsby... dicono che sia un killer, un dio... L'uomo ( di cui non è mostrato il volto, ma che noi riconosciamo immediatamente dalla voce ) dice: "Mi scusi, evidentemente non sarò stato un buon padrone di casa, perchè... (suspance) ...sono io Gatsby".
E ci è mostrato il caratteristico sorriso di Di Caprio con il drink in mano.
Ora... prima di procedere, mi ( e vi ) chiedo: siamo dopo la prima guerra mondiale... una macchina nuova fa scalpore. Non ci sono ancora molti strumenti elettronici o comunque, per quel tempo, fuori dal consueto, come può essere una cinepresa, che ci viene peraltro mostrata nella seconda parte del film. Com'è allora possibile che ci sia musica house che proviene dall'interno, cioè che non è usata come colonna sonora, ma viene proprio "suonata" nella festa di Gatsby? 
O ancora, piumaggi di questo genere ( foto ) non sembra siano relativi a quell'epoca.
Interni: 

Ma andiamo al secondo tempo.
Eravamo rimasti al sorriso di Di Caprio, più emblematico della Gioconda di... un altro Leonardo!

La pellicola prende movimento quando il non più misterioso ospite dei party comunica allo scrittore che deve fargli un favore. Nick viene a sapere che il favore non è nient'altro che far incontrare Daisy e Jay Gatsby a casa sua, dunque accetta. Il tutto è espresso con molta comicità; Di Caprio innamorato che si comporta come un bambino: scappa per timore di affrontare Daisy, ma poi ritorna. Fa tagliare l'erba e arreda la casa e il giardino con dei fiori, ma ne ordina decisamente troppi, tanto che, citando Daisy "sembra aver scassinato una serra". O ancora Daisy che, non vedendo arrivare Jay, ma notando la grande quantità dei fiori, crede che suo cugino Nick è innamorato di lei... Finite queste sequenze comiche, i due si incontrano. Prendono confidenza, Gatsby mostra la casa alla donna, e vuole farle capire che l'ha costruita appositamente in quel luogo perchè di fronte c'è casa di Daisy e del marito. Questa è un po' la parte romantica e al contempo tragica, visto il finale, di tutto il film. Mi spiego: è dall'inizio della pellicola che la voce fuori-campo di Nick dice che Gatsby, quando si affaccia dal suo balcone, sembra toccare una luce verde. La luce verde in realtà proviene dalla casa di Daisy e, metaforicamente, è un po' Daisy stessa. Di Caprio è quindi speranzoso ( la speranza ha tra l'altro da tempo associato il colore verde ) di poter stare con l'amata. Decide quindi di imporle di dire a Tom che non l'ha mai amato e che da questo momento non vivrà più con lui, ma con Gatsby. 
In effetti il film, fino ad ora, ci ha mostrato che Daisy e Jay erano fidanzati, poi Gatsby andò in guerra e Daisy aspettò... fin quando frequentò e sposò Tom. Dunque la ricongiunzione dei due innamorati sembrerebbe ovvia. Ma in realtà Daisy, anche se non ama più il marito, lo ha amato, almeno una volta. Gatsby è incredulo, ma questo è secondario. Il fatto rilevante è che, quando tutti sono nella stanza, per la verità, a parlare è l'arrogante Tom, che rivela di aver fatto delle ricerche personali su Gatsby e di aver scoperto che in realtà non è quello che mostra a tutti. Di Caprio, incollerito, tenta di picchiare il marito della sua amata, ma poi si rende conto che così facendo potrebbe perderla, e si ferma. Daisy tuttavia scappa, con Jay al seguito, e avviene l'incredibile. 

Poco tempo prima, infatti, Tom si era recato in officina con la macchina di Gatsby, gialla. L'amante Myrtle lo aveva visto. Quando Gatsby e Daisy scappano, prendono proprio la vettura gialla. Myrtle si precipita in strada, credendo sia Tom, e viene investita. Muore. Il marito George aveva intuito che la donna aveva un amante, e pensa sia Tom. In effetti è lui, ma l'astuto uomo gli dice che la macchina gialla è di Gatsby...
Gatsby torna a casa. Le luci sono spente: non darà più party. Si ritorna al punto iniziale: alla speranza. La speranza, ciò che Jay aveva comunicato a Nick, dal primo momento. Jay spera che Daisy lo richiami. Nick va a lavoro e lascia Gatsby con un complimento: tu, da solo, vali più di tutti loro. Ma è preoccupato. Teme che sua cugina non lo chiamerà... Jay si tuffa nella piscina, l'inquadratura fa vedere l'ombra di George con la pistola... il telefono squilla... Gatsby, credendo sia Daisy, si alza sorridente, ma il marito di Myrtle lo spara. Ancora una volta, Di Caprio muore nell'acqua.
Una delle parti più commoventi del film, a mio parere, è proprio quella del funerale; Nick è disperato: è il solo ad aver partecipato al rito. Come lui stesso dice: "Ho scritto lettere, chiesto cortesie, pregato che venissero... ma nessuno è giunto. Tutta New York è stata qui per le feste, eppure nessuno qui per lui. Io fui il solo che gli ero rimasto."
Fa davvero piangere come Nick dorme sulle scale sopra la bara di Gatsby, nella speranza che qualcuno, e non solo la stampa, venga per rendergli l'ultimo omaggio.

Punti citati poco bene nel testo.
1. Chi era, in realtà, Gatsby?
Era un sempliciotto di campagna, che ha rinnegato i suoi genitori, ma soprattutto la loro condizione patrimoniale, per fari strada. Ha assunto il nome di Gatsby quando ha salvato la vita al "comandante", in mare. Da allora si è arricchito, ma purtroppo in maniera sbagliata: contrabbandando.

Il grande tema di tutto il film, secondo me, è un po' di tema classico e, pertanto, molto antico: la follia d'amore. Gatsby era innamorato di Daisy, a tal punto che ha pensato di arricchirsi per darle una vita agiata. Ha costruito una grande casa ( che secondo me ricalca il castello Disney, vedi foto )
si è arricchito, ha comprato tanti vestiti e ha offerto a Daisy la possibilità di una vita insieme, di quella vita insieme, in quel luogo... La follia d'amore sta un po' nelle espressioni irrequiete di Di Caprio, nell'impazienza di incontrare l'amata, nella scelta dell'abito bianco per il primo appuntamento, ma ancora - e soprattutto -  nella costruzione del ponte che affaccia sulla di lei residenza....

Il personaggio di Daisy è stato molto ben costruito: ha scelto la vita facile, la vita senza sofferenze: quella di Tom. La scena finale, infatti, mostra lei, il marito e loro figlia, che, saputa la notizia della morte di Gatsby, si trasferiscono. Bravissima attrice, drammaticità perfetta, "ipocrisia e strada facile" che concordano con il suo viso angelico, camuffato da quel neo vicino al mento, come a segnare la macchia d'imperfezione.
Ancora ben riuscito è il personaggio di Nick, che si trova sempre in mezzo, che è un'intermediario... azzarderei: come il ruolo dello scrittore, in fondo... Nick Carraway mi ricorda un po' i rapporti liceali in cui c'è sempre una solita persona che non sa imporsi sugli altri e dice di si a tutto, subendo anche lui parti della vita che lo attraggono ma che sono contrarie alla sua moralità.

Per finire : la suspance del telefono.
Non era Daisy a chiamare Jay, il suo ultimo giorno di vita. Era NICK.
Nick che era preoccupato per il suo amico Gatsby... Si vede infatti la cornetta che cade, durante lo sparo, e si sente la voce dello scrittore dall'altra parte del filo.
Il finale del film, quindi, è al contempo aperto e chiuso
Aperto: se Nick non avesse chiamato, Jay sarebbe rimasto ancora al sicuro?
Chiuso: non sarebbe rimasto al sicuro... Ormai George era alle sue spalle.

Nel complesso, un bel film, davvero. Commovente, comico in poche scene, drammatico dal secondo tempo in su. Peccato per gli errori succitati e per la struttura del primo tempo, altrimenti gli avrei dato di più!

Un'ultima cosa. 
Parallelismi.
Mi è sembrato che, per tutto il primo tempo, la figura di Di Caprio, così enigmatica e sfuggente, fosse la stessa di lui in "Prova a prendermi".