lunedì 29 luglio 2013

Mona Lisa Smile

Proprio pochi giorni fa una mia amica mi ha fatto vedere "Mona Lisa Smile". Mi è piaciuto, ma lo analizzo e insieme recensisco perchè ho qualcosa da dire, e credo sia interessante.

Il film inizia con l'inquadratura di quello che sta facendo la guest star Julia Roberts: prende il treno, guarda delle cartoline di alcuni dipinti... e nel frattempo una voce fuori campo ci descrive la situazione: la succitata Julia si chiama Katherine Watson, è una docente di storia dell'arte, ed ha sempre desiderato insegnare nel prestigioso collegio femminile di Wellesley, dove ora si sta recando. L'insegnante arriva, c'è la cerimonia di inizio anno accademico, e subito dopo il regista inizia ad introdurci l'ambiente di quella scuola. Mi spiego: a Katherine deve essere assegnata una stanza per vivere, ed il rettore inizia con l'elenco di alcune regole: niente fornelli, niente visite maschili. Ma la nostra Julia Roberts non crede sia rilevante. Seguono altre strane donne, come una signora che non si è ripresa dalla morte del marito o l'infermiera che, al posto di un uomo, aveva una compagna.
Il primo giorno di lezione, la professoressa Watson si trova di fronte una classe di studentesse che hanno già studiato tutto il libro e sono piuttosto arroganti: prendono in giro l'apparente "mediocrità" della docente. I giorni successivi, quindi, la professoressa decide di cambiare il programma e di studiare arte contemporanea. Le studentesse non approvano, e ne vediamo una in particolare, Betty Warren, scrivere articoli diffamatori sul giornale della scuola. Il rettore sembra dar ragione alle alunne, e così la nostra guest star Julia inizia a capire che quel collegio non è ciò che lei pensava fosse.
Il film, infatti, segue anche la storia parallela di quattro alunne; la succitata Betty Warren, poi Giselle, Connie ( di cui si capisce davvero poco quale sia il problema fino alla fine del film ) e infine Joan. E' dalle loro vicende, oltre che da quelle della docente, che intuiamo in che tipo di ambiente la nostra Katherine si è trovata.
Il collegio è infatti una scuola in cui le allieve vengono educate e preparate non per lo studio, anche se sono eccellenti in campo scolastico, ma per il matrimonio. Il loro obbiettivo è solo essere buone spose e buone madri.
Questo è assolutamente contro i principi della Watson, che, come dice Giselle nel film, "è una che non si sposa perchè sceglie di non sposarsi".
Non continuo con la trama, perchè intendo evidenziare alcuni parallelismi con altri film ed analizzare determinati personaggi.

Per quanto riguarda i parallelismi, la prima cosa che mi è venuta in mente guardando una scena di questa pellicola, è che fosse la versione femminile de "L'attimo fuggente". Poi la mia amica mi ha detto che anche una buona parte fra spettatori e critica la pensa alla stessa maniera, e così mi sono convinta di non essere pazza. Ci sono tuttavia delle DIFFERENZE SOSTANZIALI:
1. La FIGURA DEL DOCENTE. 
Ne "L'attimo fuggente", il professor Keating è "teatrale": sale sulle sedie, sulla cattedra, conquista la loro simpatia con frasi come la classica "capitano mio capitano!".In "Mona Lisa Smile" ( il cui titolo, a quanto sembra, deriva dal soprannome del docente di italiano alla professoressa Watson ) la professoressa si arrabbia, e contrasta in maniera più diretta i principi del collegio: cambio del programma scolastico... Ma soprattutto ne "L'attimo fuggente" c'è un finale drammatico: il suicidio di un alunno. E' per questo che il professore viene cacciato dalla scuola. In "Mona Lisa Smile" la professoressa se ne va di sua spontanea volontà, perchè non firma il contratto del rettore secondo cui "se vuole il posto, deve insegnare non più arte contemporanea ma tutto ciò che è nel programma". Quindi, se rivediamo le due modalità di intervento dei due diversi docenti, possiamo notare che i due rispettivi finali sono inerenti al loro operato. Cioè: Keating è stato rivoluzionario e teatrale; ha incitato alimentando i sogni degli allievi. Un allievo si è suicidato perchè ha visto il suo sogno contrastato dai genitori; il professore è stato bandito dalla scuola. La professoressa Watson, invece, ha insegnato quello che non era nel programma perchè si è opposta alle sciocche regole del matrimonio, senza però imporsi sugli allievi. Vediamo infatti che tenta in tutti i modi di convincere Joan ad iscriversi a Yale ( tanto che manda lei stessa i documenti ), ma AL CONTEMPO di fare anche da buona moglie. Joan, alla fine, sceglie di badare solo al matrimonio. La professoressa Watson, di risposta, si congeda dicendo : "allora sii felice":
2. Il COLLEGIO. Ne “L’attimo fuggente”, il collegio è maschile, quindi in opposizione alla femminilità di Wellesley. Tuttavia  la differenza sta negli allievi: nel Wellesley si prepara al matrimonio. Nel Welton ( L’attimo fuggente ) gli allievi sono preparati allo STUDIO, anche se in relazione a quello che i genitori hanno deciso per loro: chi farà l’avvocato, chi il medico, chi il notaio.

Andiamo ora alle allieve del Wellesley.
Prima dicevo che "Mona Lisa Smile" segue anche la storia di quattro studentesse. Ognuna di loro ha una sua personalità e un ruolo ben preciso nel film. Ad esempio, Betty Warren scrive articoli diffamatori sul giornale, va contro la professoressa Watson, fa licenziare l'infermiera perchè "distribuiva contraccettivi". Ma poi ci sarà il colpo di scena: divorzierà dal marito, che non la ama. Lei, l'inflessibile e la dura Warren, che ha dato filo da torcere alla docente di storia dell'arte, che è l'elemento di pressione anche sul rettore, cede e segue ciò che è giusto fare, ciò che però prima dell'arrivo della Watson nessuno aveva avuto mai il coraggio di fare. Specialmente in un collegio femminile come il Wellesley che prepara esclusivamente alla vita coniugale. Dico "specialmente" perchè l'ambientazione è il 1953 e il divorzio, come la sessualità libera, fa scandalo.
Poi c'è Giselle, che ha relazioni con uomini più grandi di lei, e che sembra la più affine ai princìpi della professoressa Katherine, ma di fatto non si espone più di tanto.
Penultima è Joan, di cui abbiamo precedentemente parlato. Lei parte con aggressività e astio verso la "modernità" della docente di storia dell'arte, trova per un attimo il coraggio di sognare, e poi rinuncia.
Queste tre ragazze sembrano avere un ruolo preciso nel film.
L'unica allieva che non riesco davvero a comprendere è Connie, che, durante tutta la pellicola, sembra solo molto imbarazzata per il suo aspetto o per un problema ignoto relativo al suo corpo... se qualcuno ha un'interpretazione del suo ruolo o sa effettivamente quello che rappresenta me lo dica. Ci sto riflettendo da un po', ma non sono arrivata ancora ad una conclusione.
Vi saluto... per chi voglia vederlo, buona visione!

sabato 27 luglio 2013

Il Grande Gatsby

Di nuovo ciao:)
Non avevo ancora avuto  l'opportunità di andare al cinema per vedere "Il grande Gatsby". Di Caprio, diciamocelo, è una garanzia, ed ha il suo fascino. Ad ogni modo, ieri, qui, hanno riproposto la pellicola, ed ho colto l'occasione per andare.
Questo è uno di quel film che si comprendono solo al secondo tempo. A mio parere, non avendo neanche letto il romanzo da cui la ripresa è tratta, si può fare una valutazione migliore sulla trasposizione visiva ( struttura ) della trama.
Non sono solita, quando parlo di un film, dividere il testo in sezioni come trama e analisi, perchè quello che vediamo è un continuum. Ogni singola scena ha una trama e una funzione ben precisa. Capita che a volte si tende ad omettere parti rilevanti perchè non si possono citare le scene ed i collegamenti - spesso inevitabili - con la fine del film, o anche solo del secondo tempo. Detto questo, procedo, citando i simpatici Gipsy King, "a mi manera".
Dunque, dicevo che TGG è uno di quei film che vedono il primo tempo molto veloce, ed il secondo, rivelatore. Le prime impressioni che ho avuto, quando c'era l'intervallo, è che fosse un mix di tanti film famosi... Tuttavia la mia percezione è totalmente cambiata quando è iniziato il secondo tempo, ed è rimasta tale fino alla fine del film. La drammaticità inizia dopo, in un crescendo che verte alla pointe finale.

La storia è raccontata da un uomo, che si scopre essere uno dei protagonisti: Nick Carraway, scrittore "a tempo perso" e mediatore di borsa.
Lo vediamo da un dottore, probabilmente in cura psicologica, raccontare di Gatsby, di quella persona che aveva così tanta speranza, che era così vitale...
Quindi i primi venti minuti del film sono dei flash-back dell'uomo introduttivi alla storia: si fa vedere che Nick arriva a New York, che la sua casa confina con quella di un certo Gatsby, il quale ogni week-end dà un party... una sera lo scrittore va a casa di sua cugina Daisy per una cena, e tra gli invitati c'è la golfista Jordan Baker ( interpretata da un'esordiente Elizabeth Debicki ) che sembra voler introdurre appositamente a Nick la figura di Gatsby; a quel nome Daisy sussulta ed è come se, in quello zoom veloce ( bravissimo il regista ) sulla sua espressione, il tempo si fermasse. Ma Nick sembra non comprendere, perchè in effetti lo zoom è destinato al pubblico. Siamo noi a dover intuire che tra la donna ed il succitato Gatsby c'è o c'è stato qualcosa. Ad ogni modo il nostro curioso amico chiede alla golfista notizie in più, ma lei, piuttosto che dargliele, gli dice che il marito di Daisy, Tom, ha un'amante. Tom invita Nick ad uscire con lui e lo porta proprio dalla sua amante : la rossa Myrtle. Lei abita insieme al marito George in un'officina. La voce fuori-campo di Nick ci fa sapere che in vita sua si è "ubriacato solo due volte", e la seconda fu in quell'occasione. Ma, a mio avviso, qui c'è un errore: nella scena successiva è infatti mostrato che Nick ha ricevuto un invito da Gatsby per un suo party. Lo scrittore si reca lì e, non conoscendo il suo ospite di persona, decide di "prendersi una sbronza". Di fatto, nelle scene successive, l'uomo non ci è mostrato ubriaco; ma è Nick stesso a dirci queste parole, e se solo un attimo fa ci aveva detto che nell'uscita con Tom quella era la seconda volta, e al contempo questa non può essere la prima dato che il party è successivo alla vicenda di Tom, allora è evidente che c'è un errore.
Ora, mi fermo un attimo perchè vorrei parlare della festa: la casa di Gatsby è enorme; da fuori non è ancora stata inquadrata in tutta la sua grandezza, per cui noi pensiamo che sia una "comune villa". Ma appena Nick entra, trova uno spazio immenso. Il regista ci introduce in questa sorta di Narnia: piscine, gente vestita con sfarzosi piumaggi, champagne, qualcosa di simile agli attuali "sparacoriandoli"... Nick cerca di recepire informazioni su Gatsby, ed è simpatica e funzionale alla presentazione della casa la scena di un uomo che si è imbucato alla festa solo per andare in un'area dell'abitazione, un'evidente grande biblioteca, a cercare notizie sul suo ospite. Ma ancora: gente che beve, costanti inquadrature su drink e bicchieri di cristallo... e si continua con altre zone della "Gatsby's home", tra cui l'immenso giardino... Sembra davvero che quella dimora non finisca mai. Ma ecco che il regista ferma il tutto. Il primo tempo termina con Nick che incontra un uomo e chiede chi possa essere Gatsby... dicono che sia un killer, un dio... L'uomo ( di cui non è mostrato il volto, ma che noi riconosciamo immediatamente dalla voce ) dice: "Mi scusi, evidentemente non sarò stato un buon padrone di casa, perchè... (suspance) ...sono io Gatsby".
E ci è mostrato il caratteristico sorriso di Di Caprio con il drink in mano.
Ora... prima di procedere, mi ( e vi ) chiedo: siamo dopo la prima guerra mondiale... una macchina nuova fa scalpore. Non ci sono ancora molti strumenti elettronici o comunque, per quel tempo, fuori dal consueto, come può essere una cinepresa, che ci viene peraltro mostrata nella seconda parte del film. Com'è allora possibile che ci sia musica house che proviene dall'interno, cioè che non è usata come colonna sonora, ma viene proprio "suonata" nella festa di Gatsby? 
O ancora, piumaggi di questo genere ( foto ) non sembra siano relativi a quell'epoca.
Interni: 

Ma andiamo al secondo tempo.
Eravamo rimasti al sorriso di Di Caprio, più emblematico della Gioconda di... un altro Leonardo!

La pellicola prende movimento quando il non più misterioso ospite dei party comunica allo scrittore che deve fargli un favore. Nick viene a sapere che il favore non è nient'altro che far incontrare Daisy e Jay Gatsby a casa sua, dunque accetta. Il tutto è espresso con molta comicità; Di Caprio innamorato che si comporta come un bambino: scappa per timore di affrontare Daisy, ma poi ritorna. Fa tagliare l'erba e arreda la casa e il giardino con dei fiori, ma ne ordina decisamente troppi, tanto che, citando Daisy "sembra aver scassinato una serra". O ancora Daisy che, non vedendo arrivare Jay, ma notando la grande quantità dei fiori, crede che suo cugino Nick è innamorato di lei... Finite queste sequenze comiche, i due si incontrano. Prendono confidenza, Gatsby mostra la casa alla donna, e vuole farle capire che l'ha costruita appositamente in quel luogo perchè di fronte c'è casa di Daisy e del marito. Questa è un po' la parte romantica e al contempo tragica, visto il finale, di tutto il film. Mi spiego: è dall'inizio della pellicola che la voce fuori-campo di Nick dice che Gatsby, quando si affaccia dal suo balcone, sembra toccare una luce verde. La luce verde in realtà proviene dalla casa di Daisy e, metaforicamente, è un po' Daisy stessa. Di Caprio è quindi speranzoso ( la speranza ha tra l'altro da tempo associato il colore verde ) di poter stare con l'amata. Decide quindi di imporle di dire a Tom che non l'ha mai amato e che da questo momento non vivrà più con lui, ma con Gatsby. 
In effetti il film, fino ad ora, ci ha mostrato che Daisy e Jay erano fidanzati, poi Gatsby andò in guerra e Daisy aspettò... fin quando frequentò e sposò Tom. Dunque la ricongiunzione dei due innamorati sembrerebbe ovvia. Ma in realtà Daisy, anche se non ama più il marito, lo ha amato, almeno una volta. Gatsby è incredulo, ma questo è secondario. Il fatto rilevante è che, quando tutti sono nella stanza, per la verità, a parlare è l'arrogante Tom, che rivela di aver fatto delle ricerche personali su Gatsby e di aver scoperto che in realtà non è quello che mostra a tutti. Di Caprio, incollerito, tenta di picchiare il marito della sua amata, ma poi si rende conto che così facendo potrebbe perderla, e si ferma. Daisy tuttavia scappa, con Jay al seguito, e avviene l'incredibile. 

Poco tempo prima, infatti, Tom si era recato in officina con la macchina di Gatsby, gialla. L'amante Myrtle lo aveva visto. Quando Gatsby e Daisy scappano, prendono proprio la vettura gialla. Myrtle si precipita in strada, credendo sia Tom, e viene investita. Muore. Il marito George aveva intuito che la donna aveva un amante, e pensa sia Tom. In effetti è lui, ma l'astuto uomo gli dice che la macchina gialla è di Gatsby...
Gatsby torna a casa. Le luci sono spente: non darà più party. Si ritorna al punto iniziale: alla speranza. La speranza, ciò che Jay aveva comunicato a Nick, dal primo momento. Jay spera che Daisy lo richiami. Nick va a lavoro e lascia Gatsby con un complimento: tu, da solo, vali più di tutti loro. Ma è preoccupato. Teme che sua cugina non lo chiamerà... Jay si tuffa nella piscina, l'inquadratura fa vedere l'ombra di George con la pistola... il telefono squilla... Gatsby, credendo sia Daisy, si alza sorridente, ma il marito di Myrtle lo spara. Ancora una volta, Di Caprio muore nell'acqua.
Una delle parti più commoventi del film, a mio parere, è proprio quella del funerale; Nick è disperato: è il solo ad aver partecipato al rito. Come lui stesso dice: "Ho scritto lettere, chiesto cortesie, pregato che venissero... ma nessuno è giunto. Tutta New York è stata qui per le feste, eppure nessuno qui per lui. Io fui il solo che gli ero rimasto."
Fa davvero piangere come Nick dorme sulle scale sopra la bara di Gatsby, nella speranza che qualcuno, e non solo la stampa, venga per rendergli l'ultimo omaggio.

Punti citati poco bene nel testo.
1. Chi era, in realtà, Gatsby?
Era un sempliciotto di campagna, che ha rinnegato i suoi genitori, ma soprattutto la loro condizione patrimoniale, per fari strada. Ha assunto il nome di Gatsby quando ha salvato la vita al "comandante", in mare. Da allora si è arricchito, ma purtroppo in maniera sbagliata: contrabbandando.

Il grande tema di tutto il film, secondo me, è un po' di tema classico e, pertanto, molto antico: la follia d'amore. Gatsby era innamorato di Daisy, a tal punto che ha pensato di arricchirsi per darle una vita agiata. Ha costruito una grande casa ( che secondo me ricalca il castello Disney, vedi foto )
si è arricchito, ha comprato tanti vestiti e ha offerto a Daisy la possibilità di una vita insieme, di quella vita insieme, in quel luogo... La follia d'amore sta un po' nelle espressioni irrequiete di Di Caprio, nell'impazienza di incontrare l'amata, nella scelta dell'abito bianco per il primo appuntamento, ma ancora - e soprattutto -  nella costruzione del ponte che affaccia sulla di lei residenza....

Il personaggio di Daisy è stato molto ben costruito: ha scelto la vita facile, la vita senza sofferenze: quella di Tom. La scena finale, infatti, mostra lei, il marito e loro figlia, che, saputa la notizia della morte di Gatsby, si trasferiscono. Bravissima attrice, drammaticità perfetta, "ipocrisia e strada facile" che concordano con il suo viso angelico, camuffato da quel neo vicino al mento, come a segnare la macchia d'imperfezione.
Ancora ben riuscito è il personaggio di Nick, che si trova sempre in mezzo, che è un'intermediario... azzarderei: come il ruolo dello scrittore, in fondo... Nick Carraway mi ricorda un po' i rapporti liceali in cui c'è sempre una solita persona che non sa imporsi sugli altri e dice di si a tutto, subendo anche lui parti della vita che lo attraggono ma che sono contrarie alla sua moralità.

Per finire : la suspance del telefono.
Non era Daisy a chiamare Jay, il suo ultimo giorno di vita. Era NICK.
Nick che era preoccupato per il suo amico Gatsby... Si vede infatti la cornetta che cade, durante lo sparo, e si sente la voce dello scrittore dall'altra parte del filo.
Il finale del film, quindi, è al contempo aperto e chiuso
Aperto: se Nick non avesse chiamato, Jay sarebbe rimasto ancora al sicuro?
Chiuso: non sarebbe rimasto al sicuro... Ormai George era alle sue spalle.

Nel complesso, un bel film, davvero. Commovente, comico in poche scene, drammatico dal secondo tempo in su. Peccato per gli errori succitati e per la struttura del primo tempo, altrimenti gli avrei dato di più!

Un'ultima cosa. 
Parallelismi.
Mi è sembrato che, per tutto il primo tempo, la figura di Di Caprio, così enigmatica e sfuggente, fosse la stessa di lui in "Prova a prendermi". 


sabato 29 giugno 2013

After Earth.


Eccoci di nuovo qui.
Non andavo al cinema da tempo, e vedere di nuovo Will Smith "in azione" mi ha spinto a farlo.
After Earth non è il film che mi aspettavo, ma ho comunque diverse cose da dire. La trama è comprensibile, ma solo dopo un bel po'; quello che, però, mi aspettavo, era un'ambientazione più precisa...
Mi spiegherò meglio, per cui partiamo, come sempre, dal principio.

La prima scena utile, che ci fa peraltro capire la struttura ASA' del film, è l'inquadratura di Kitai ( Jaden Smith ) riverso a terra. L'inizio è dunque in medias res. Il ragazzo indossa una tutina color celeste. Vengono rievocate immagini passate, appare il titolo del film, e poi la scritta "tre giorni prima". Dunque il regista ci porta a tre giorni prima che Kitai fosse a terra, ma siamo spiazzati: l'ambientazione non è quella terrestre, ma un luogo chiamato 'Nova Prime'. Nova Prime è l'unico habitat adatto ad ospitare il genere umano. Che sia un pianeta, o qualsiasi altro luogo, non ci è dato sapere, ma solo immaginare: tutto è poco preciso. Ci sono edifici. Come esempio, prendiamo le case: sarebbe un eufemismo dire che le costruzioni sono futuristiche, ma senza ombra di dubbio quelli che vediamo non sono palazzi novecenteschi o del duemila. Gli arredi sono senz'altro moderni, tuttavia la prima impressione che ho avuto, dall'inquadratura esterna, è che quelle costruzioni ricalcassero un po' il Burj al Arab di Dubai.
A Nova Prime indossano tutti una tuta, o un'uniforme. Ci sono diverse squadre di uomini che sembrano soldati, i cadetti si allenano nella corsa, e tra questi c'è Kitai, che ha l'esame per essere promosso a ranger. L'esito è negativo: sui "banchi di scuola" è eccellente, ma sul campo crolla. Kitai si ribella, dice che suo padre sta per tornare e non vuole deluderlo, ma l'esaminatore è irremovibile: bocciato. Il ragazzo va a casa.
Il padre di Kitai ( Will Smith ) è finalmente tornato dalla sua famiglia, con i massimi onori. Dunque pranza insieme ai suoi cari. Chiede al figlio com'è andato l'esame, ma lui, scoraggiato, occhi sul piatto, dice che non l'ha superato. Il padre non lo rimprovera per l'esame ma per il fatto che non l'ha guardato negli occhi. "Al corso non ti hanno insegnato a rispondere avendo il contatto visivo? Com'è andato l'esame?" E Kitai, obbediente, guarda il padre negli occhi e ripete: "Non l'ho superato, signore". Dopo questa piccola sequenza, andiamo al vero punto del film. Il dialogo-chiave è espresso dalla madre del fanciullo, che consiglia al marito di dedicargli del tempo, perchè loro figlio "non ha bisogno di un generale, ma di un padre". Perchè da quando è morta Senshi ( scopriremo solo in seguito che si tratta della sorella di Kitai ), Kitai legge lo stesso libro che leggevano insieme lei e Will Smith, quindi questo è un segnale che il figlio ha bisogno del padre. Da questo dialogo scaturisce l'intero film:
Kitai e suo padre partono per una missione, "per passare un po' di tempo insieme", ma sono attaccati da una tempesta di asteroidi. L'unico pianeta su cui possono atterrare è la Terra, che purtroppo è in quarantena, dato che tutti gli organismi che ormai vi abitano sono programmati per uccidere l'uomo.
Mi fermo per fornire qualche altro elemento: nella navicella in cui viaggiano Kitai e il padre c'è un temibile e terribile mostro chiamato URSA. E' definito Ursa un abitante di Nova Prime che attacca gli uomini. Attacca  in un modo particolare: riesce ad individuare gli uomini solo attraverso i feromoni che questi rilasciano quando hanno paura. L'unico che non ha paura è ( guarda un po' ) Will Smith. Chi non ha paura è in grado di   "spettrare", cioè rendersi spettro, invisibile, agli occhi dell'Ursa.
Eccoci quindi arrivati alla sequenza iniziale del film: la navicella si è schiantata sulla Terra, Will Smith ha una gamba ferita; suo figlio è l'unico superstite ad essere operativo, quindi il suo compito è recuperare un razzo che lanci un SOS. Per farlo, deve uscire dalla navicella e raggiungere la coda che si è schiantata a circa 70km da loro. Poichè non è possibile respirare l'aria terrestre, dato che contaminata ( presumibilmente perchè quel pianeta è in quarantena ) Kitai ha bisogno di un siero che filtri l'aria. Dopo una serie di incidenti, il ragazzo riesce a recuperare il razzo e diviene l'eroe, anche perchè affronta l'Ursa e riesce a spettrare.
Analizziamo, ora, alcune questioni, alcune delle quali ho trattato prima.

1) Gli oggetti.
In questo film, anche per quanto riguarda gli oggetti, ci troviamo in medias res: Kitai è in missione con il padre su una navicella. Vediamo che fa un giro per il mezzo, e ci sono tende, tubi, camere elettriche, ma non ci è mostrato il materiale, nè un dialogo in cui si spiega cosa sono quei muri, cosa sono quelle camere... Ad esempio, quando Kitai va a trovare l'Ursa che è nascosta in una cella, e gira per la navicella, vediamo delle tendine di un materiale simile al cellophane. Come quando la navicella si schianta. La prima inquadratura dopo lo schianto è di questa pellicola che qui chiamerò simil-cellophane mobile che si apre e chiude da sola. O, ancora, emblematici sono i sieri che aiutano il giovane a respirare l'aria terrestre. Sono delle rotelline. Come si aprono? Che liquido contengono? In molti film, anche di trama improbabile, come ad esempio G.I.Joe, gli strumenti sono spiegati. Lo stratagemma è sempre quello di prendere un novizio e dirgli qual è la sua missione e come funzionano gli oggetti che avrà a disposizione, ma in questo modo è esplicitato anche al pubblico. A mio parere sarebbe stato più delucidante operare in questa maniera, e non costringerci a fare una sorta di montaggio intellettuale che poi non è tale, perchè sulla trama è operabile, ma non sugli strumenti. La trama, infatti, possiamo dedurla. Possiamo anzi vederci addirittura più trame, dalla missione di recuperare il razzo, a quella simbolica del rapporto padre-figlio. Ma gli oggetti? Resterà sempre un mistero come è stato creato il siero per l'aria, o la navicella spaziale, o la tutina di Kitai. La tutina, poi, è abbastanza divertente: di norma è marrone, ma se chi la indossa sta male, diventa celeste. E' per questo che, all'inizio del film, era celeste; Kitai era stato infatti morso da una sanguisuga ed era stato paralizzato per qualche minuto. Tornando comunque ai sieri, ad un certo punto capiamo che a Kitai ne restano meno di quanto si era previsto, perchè esce del liquido rosso. Ma ci chiediamo: si sono rotti? o sono stati usati a metà? Non si sa, e non lo spiega neanche il ragazzo nel successivo dialogo con il padre, in cui dice: pensavo di farcela. Questo fa quindi desumere che non siano rotti, che li ha usati in eccesso, ma la scena prima mostra lo sguardo terrorizzato del giovane alla vista dei due sieri dimezzati, quindi si può anche capire che siano rotti.
2) L'epoca.
E' avvenuta quindi, un apocalisse? E, se sì, come il genere umano è sopravvissuto ed è riuscito ad impiantarsi su Nova Prime?
3) Il finale.
Il finale, ambientato sulla Terra, ci fa vedere tante balene. Per chi ha visto il film, deduce facilmente che il collegamento è tra quelle balene e Moby Dick, il libro che leggevano il generale Raige e sua figlia.Chiaramente, la simbologia è quella secondo cui ora Kitai ha avuto la fiducia del padre, e quindi non c'è più bisogno del fantasma della sorella a vegliare su di loro ed a fare da guida. Ora la sorella è come una balena libera. Ma il genere umano, che fine farà? Le balene indicano anche che magari ci riproveranno, a stare sulla Terra, e a trattare il mondo come si deve, come prima che lo distruggessero?

Complessivamente, una trama carina. Ma il contesto lascia molto a desiderare.
In attesa di film migliori,
vi saluto.
Ciao! A presto!



martedì 21 maggio 2013

Il lutto si addice ad Elettra.

"Il lutto si addice ad Elettra".
Stavo leggendo questo testo di teatro, il cui autore è Eugene O'Neill, per fini puramente accademici, ma mi sono imbattuta in un vero e proprio "romanzo". Certo, ovviamente non posso definire tale una trilogia di poco più di cento pagine, e non solo per il numero di fogli, ma per trama, comunicazione, linearità, è molto simile. 

Trama.
Io sento di dire che la storia parla di Lavinia.
Lavinia è l'unica persona tra la famiglia Mannon ad avere tutto sotto controllo. Ovviamente, chi troppo sa, è spesso costretto a cimentarsi con prove ardue. La fanciulla sa, infatti, che la madre tradisce il padre con un certo "capitano Brant", che poco tempo fa faceva la corte a lei stessa... La ragazza si chiede perchè, e scopre che Brant è in realtà un suo cugino che vuole assassinare il padre, quindi si serve sia di lei che di sua madre per uccidere il capofamiglia Mannon. La madre di Lavinia ,Christine, si accorda con Brant per assassinare il marito. Siccome lui soffriva di problemi di cuore, tornato dalla guerra, Christine gli racconta del suo amante, lui si accascia preso dal dolore, e lei sostituisce la sua medicina con del veleno. Fortunatamente Mannon riesce a chiamare Lavinia e dirle che l'assassina è stata sua madre. Giunto a casa il secondo figlio dei Mannon, Orin, gli impone la vendetta. Brant viene dunque ucciso. Christine, che, al contrario di Brant per lei, provava davvero amore, si uccide per la disperazione, Orin non si riprende più e, più in là, si ucciderà anche lui, e Lavinia si serrerà in casa.

Perchè Elettra?
Molti di voi si chiederanno: perchè il titolo nomina una certa Elettra se in tutto il testo non esiste personaggio con quel nome?
Innanzitutto, perchè si rifà all'Orestea, anch'essa trilogia, ma soprattutto anch'essa con un elemento rilevante: in questa tragedia greca eschilea, Elettra è la sorella di Oreste che non vuole vendicare la morte di Agamennone, anche se poi lo farà. Vi dice qualcosa? Similarmente, nel testo teatrale di O'Neill, Orin non vuole vendicare la morte di suo padre, anche se poi ( spinto da Lavinia ), lo farà.
A mio avviso, però, c'è un'altra motivazione per cui compare il nome Elettra: il complesso omonimo.
Si potrebbe dire che il complesso di Elettra è "la versione al femminile" del complesso di Edipo:  le bambine sono attaccate al padre e lo amano, provano un amore così folle, da volerlo tutto per loro, e se fosse possibile, lo sposerebbero.
Lavinia ama suo padre, lo ama totalmente. E quando muore vediamo una scena struggente in cui lei gli getta le braccia al collo e urla, in una sorta di isteria dannata: "papà! papà!". O prima, quando è appena tornato dalla guerra: "papà! papà!" "Mi sono dimenticata di darti la buonanotte, papà".

Non c'è solo il complesso di Elettra.
In questo testo, parallelamente al complesso che coinvolge Lavinia Mannon e suo padre, troviamo il complesso di Edipo, che prende Orin Mannon e sua madre, Christine. 
Esemplare questo passaggio: (parla Orin)
"(Le appoggia il capo sulle ginocchia, la voce si fa sognante)
[...] Quelle Isole sono arrivate a rappresentare per me tutto ciò che non era guerra, la pace, il calore, la sicurezza. E più tardi, per tutto il periodo in cui rimasi fuori di senno, mi pareva di esserci realmente. E non c'era nessuno tranne te e me. [...] Ti sentivo soltanto, intorno a me. L'infrangersi delle onde era la tua voce. Il cielo aveva il colore dei tuoi occhi, la sabbia era calda come la tua pelle... L'intera isola eri tu. Una strana idea, eh? Ma non ti devi offendere se ti paragono a un'isola, perchè era l'isola più bella del mondo... bella come te!"
E' significativo come il complesso di Elettra non comporta il crollo, in Lavinia. Lavinia è fredda e sa che bisogna fare giustizia. Soffre per la morte del padre, ma non perde il controllo. Bisogna portare a termine la missione. Orin, invece, non riesce a superare il suo complesso: innanzitutto lui uccide il capitano Brant non per vendicare suo padre, ma perchè si sente tradito dalla madre; è come se Christine avesse scelto Brant al posto di Orin. Orin scopre il "tradimento" appostandosi alla barca di Brant. Vede entrare sua madre e sente Brant proporle di andare sulle Isole Beate.. le stesse isole che aveva sognato Orin per la madre! Questo lo fa scattare e lo uccide. 

Perchè ci sono i legami Orin-madre e Lavinia-padre?
E' detto, nel testo, che Christine odia Lavinia e predilige il figlio maschio perchè, quando Orin è nato, non l'ha sentito figlio di suo padre, in quanto il marito era in guerra e lei l'ha cresciuto da sola. Ma quando è nata Lavinia, suo marito c'era, e lui la sentiva sua figlia. 
Allo stesso modo, Orin odia suo padre, perchè lui sentiva molto di più figlia Lavinia che lui.
E' per questo che Orin non vuole vendicare la morte di suo padre, anzi dice segretamente a sua madre che non gli tocca. Se uccide Brant, infatti, è solo perchè si è visto "rifiutato" dalla madre, in favore di un altro uomo.

Cosa succede dopo la morte di Brant.
Dopo la morte di Brant, c'è l'episodio più significativo che conferma le teorie sul complesso di Edipo: Christine si suicida.
Orin crolla psicologicamente e si accusa di aver ucciso la madre, si sente colpevole. Lavinia cerca inutilmente di fargli capire che Christine tradiva loro padre, ma ottiene solo un risultato meccanico: Orin risponde sempre "sì".
Dopo la morte di Christin e il crollo di Orin, i due fratelli partono per le Isole Beate. Siccome Lavinia, fisicamente, è molto simile a Christine ed è l'unica ad essere rimasta ad Orin, il fratello la scambia per sua madre e la porta sulle isole dove voleva stare con lei. Ad un certo punto ritornano a casa, ed Orin si risveglia da questa fantasia, capisce che ancora non ha superato il tutto, e lì Lavinia che torna ad intervenire, ma invano: 
"- Chi ha ucciso papà? 
- Brant... per vendetta... perchè...
- Chi ha assassinato papà? Rispondi!
- La mamma subì l'influenza di Brant...
- No! Lo sai bene!
- Sì.
- Lei era un'adultera ed un assassina!
- Sì.
- Lei preferì uccidersi, di sua libera volontà! Te ne rendi conto di questo? Parla!
- Sì.
- La tua idea di essere responsabile della sua morte è soltanto frutto della tua fantasia malata.
- Sì."
Potete ben immaginare come va a finire: Orin si suicida, e Lavinia, ormai arresa a questi lutti, si serrerà in casa.
Il titolo richiama anche un passo del testo in cui l'autore scrive: "il lutto si addice ai Mannon". 

Altri personaggi greci.
Altri personaggi della grande tradizione culturale greca sono indubbiamente il coro e le Erinni.
Il coro si ritrova nei passanti che cantano una canzone, in ogni atto.
Le Erinni, invece, si delineano sotto un'analisi più approfondita.
Per chi non sapesse chi sono le Erinni, sono tre figure della mitologia greca che colpiscono chi ha ucciso qualche familiare. Generalmente colpiscono sulla psiche dell'"assassino". In questo caso, Orin non regge il suicidio della madre e la sua mente è come "posseduta dalle Erinni": lui, al contrario di Lavinia, non riesce a capire che la madre si è suicidata spontaneamente, che, una volta avuto l'amante, non considerava il figlio. No, lui si sente responsabile, pensa che se non avesse ucciso l'amante la madre sarebbe rimasta con lui. Eppure la madre aveva in mente di andarsene via con Brant, senza considerare Orin, e questo Orin, che lo aveva in un primo momento sospettato, lo dimentica, e si lascia trasportare da questa malsana convinzione di colpevolezza.

Insomma, un vero e proprio capolavoro in meno di duecento pagine.
Aspetto i vostri commenti,
Sara.





domenica 12 maggio 2013

The host - L'ospite


 Eccoci qui a parlare di un film su cui puntavo molto.
Lessi l'omonimo libro della Meyer ( in versione italiana, "L'ospite" ) quando frequentavo il quarto liceo ed ero immersa nel mondo degli adolescenti e delle loro abitudini...  Mi era sembrata una storia carina ed originale, con tanto di pathos e sentimenti: questi esseri chiamate "anime" che si impossessano del corpo degli uomini, ma anche di altre forme di vita, come ragni e pipistrelli, negli altri pianeti... Negli altri pianeti hanno convissuto con i loro corpi-ospiti, ma sulla Terra hanno un problema: alcuni uomini sembrano avere una forte individualità e quando le anime entrano nei loro corpi, in qualche caso a prevalere sono le personalità umane. Ne consegue che alcune anime a volte scelgono di andare via da quel corpo o che è il corpo stesso a riprendere possesso degli arti e disimpiantare l'anima. Quest'ultimo citato non è il caso della protagonista, Melanie Stryder; lo è il primo. Melanie è un'umana che ancora non è stata "catturata" dalle anime per effettuare il trapianto e vive con il suo ragazzo ( Jared ) e suo fratello ( Jamie ). Essendo in qualche modo dei sopravvissuti, vivono nascosti e facendo periodiche missioni per prendere del cibo. Un giorno, Melanie viene catturata. Prima di questo, bisogna però dire che tutte le anime hanno una diversa vocazione: c'è chi è guaritore, e quindi fa il medico, c'è chi è un cercatore, e si occupa di stanare le resistenze umane... Melanie è stata appunto trovata dalla Cercatrice e, pur di non consegnarsi alle anime, si suicida. Il suicidio purtroppo non riesce e così il Guaritore impianta nel suo corpo un'anima, denominata Viandante perchè ha vissuto su otto pianeti, che avrà il compito di consegnare alla Cercatrice i ricordi di Melanie, così da stanare gli altri umani ancora nascosti.
Inizialmente Viandante consegna parte dei suoi ricordi alla Cercatrice, in seguito l'anima è letteralmente "sottomessa" alla personalità di Melanie che interviene riempiendola di suoi ricordi. Viandante si innamora di Jared ed è decisa a ritrovare il ragazzo e il fratello di Melanie. Melanie scopre che insieme a loro ci sono circa altre venti persone ancora tutte umane, e ne è felice. Il problema è che loro, ragazzo e fratello compresi, non sanno che la ragazza è ancora viva nel suo corpo, quindi trattano l'anima in maniera disumana, rivolgendole la parola in appellativi come parassita e così via... Viandante, però, nonostante tutti cerchino di ucciderla, in quanto la ritengono una Cercatrice, dà dimostrazione di voler loro bene e così ecco che si convincono che Melanie è ancora viva. Non poteva essere una Cercatrice, afferma lo zio Jeb: è venuta da sola rischiando la vita per ritrovare Jamie e Jared. Ha salvato Kyle che tentava di ucciderla... Ed è poi Viandante stessa a rivelarsi e dire che Melanie è ancora presente. Lei instaura un rapporto profondo con il fratello di Kyle, Ian... ma nonostante ciò decide di  restituire il corpo a Melanie. La Cercatrice ( che le dava la caccia da quando Viandante era scappata per favorire Melanie ) è catturata dagli uomini e viene disimpiantata dal corpo dell'umana che la ospitava e rispedita su un altro mondo. L'ospite della Cercatrice rivela che l'anima era ostinata a cacciare Viandante non solo perchè aveva ragione a sospettare del suo "tradimento", ma anche perchè voleva trovare un modo per resistere alle forti individualità umane che costringevano le anime ad andarsene. Tutti si chiedono come mai Viandante si sacrifica a favore di Melanie, perchè non resta sulla Terra in un altro corpo... Lei sulla Terra non vuole restare perchè è decisa a restituire la vita agli uomini, e in più spiega che quando un'anima viene spedita su un altro pianeta, ci mette persino secoli ad arrivare, e quindi tutti quelli che ama sarebbero morti. Ma c'è un colpo di scena, il lieto fine.  Il dottore umano disimpianta Viandante e restituisce il corpo a Melanie, che così può finalmente stare con il suo amore Jared e la sua famiglia. Solo che temporaneamente la lascia nel crioserbatoio che serve per conservare le anime e accompagnarle durante il viaggio negli altri mondi. Un giorno, disimpiantando un'altra anima, la persona umana non si sveglia... la sua individualità era sparita, così si reimpianta in quel corpo Viandante che può vivere con tutti loro e con Ian. Alla fine si scopre anche che ci sono ancora molte sacche di resistenza umane, come oltre cento persone, e si può pian piano riconquistare il pianeta.
Le grandi tematiche.
Questo libro, questo film, dovrebbero essere un elogio alle anime, sia per come le intendiamo noi nel XXI secolo, sia per come le descrive la Meyer tra le righe: restituiscono la pace e vivono in armonia. 
Qual è, allora, il problema? 
C'è anche una motivazione piuttosto nobile: hanno deciso di colonizzare la Terra perchè c'era troppa violenza, troppo disordine, e poichè tra loro non c'è mai un litigio e c'è solo benessere, è facile ricostruire il sistema. Leggiamo e vediamo, infatti, che si va in negozio e non si paga, che c'è un equilibrio perfetto. Il problema è che l'aver preso i corpi degli umani privando loro della propria individualità non può essere giusto. Viene dunque da porsi la classica domanda: il fine giustifica i mezzi? Per la Cercatrice, sì: la Terra era un vero e proprio "contenitore" di violenze, morte... era giusto, secondo lei, sceglierla come pianeta per viverci. 
Qual è la posizione dell'autrice?
La Meyer intelligentemente scrive che le anime sono filamenti argentati che necessitano di un corpo ospite in cui vivere. E' la loro unica ed al contempo essenziale condizione di vita, per cui se si toglie il corpo, loro non esistono. L'autrice vorrebbe quindi così, a prima lettura, giustificare il fatto che le anime si impossessano di questi corpi. 
E' però anche scritto che ci sono oltre otto pianeti, per cui perchè colonizzare la Terra, se si sa che gli umani, al contrario delle altre forme di vita, sono resistenti e conservano la loro personalità? 
Perchè la Terra andava riabilitata, aveva bisogno di un nuovo equilibrio.
Da parte mia questa è la risposta fantascientifica alla continua esigenza e all'evidente bisogno di un'armonia e di una sicurezza che non c'è, in nessun posto.
La seconda grande tematica è: allora l'anima, per come era intesa fino ad oggi, esiste o non esiste? 
La Meyer designa come anima un corpo esterno che viene impiantato quando però noi già abbiamo una nostra individualità. La chiama individualità, quella che noi chiamiamo anima? Oppure individualità è semplicemente l'azione dettata dalla ragione? A quanto ho capito io, la scrittrice propende per la seconda risposta, anche se non nega l'esistenza di un anima, prova ne è che non avrebbe scelto questo nome, per designare i corpi estranei. Tra l'altro la funzione che l'arguta Meyer attribuisce alle anime è quella di prendere possesso del corpo e di guidarlo. 
Osservazione.
Le anime guidano il corpo a discapito della già presenta individualità umana, ma se prendiamo in considerazione le altre forme di vita, l'individualità si armonizza con l'anima.
Quindi, ecco insorgere la terza grande tematica presente negli studi di molti: l'anima, che noi appuriamo essere già interna a noi, esiste. Ma perchè è in disaccordo, molte volte, con la nostra personalità? 
La Meyer non risponde...
In realtà leggendo le sue interviste, dichiarò che la storia le venne del tutto in modo casuale, quindi questo non presuppone che abbia minimamente riflettuto sul fatto che molte volte c'è disaccordo tra corpo e mente. Di conseguenza, le mia critica all'autrice, espressa in questa sezione delle "grandi tematiche", non è il suo punto di vista, ma quello che ho visto io nel libro sulla base di mie considerazioni.
Il film.
Spiegata la trama e quello che penso della storia, insieme a quello che ho potuto notare, andiamo al film.
Il film è uscito nelle sale italiane il 28 Marzo 2013.
- Il cast è stato davvero vario e sorprendente, azzeccato per la maggior parte dei personaggi. Non mi soffermerò su tutti, ma su tre in particolare vale la pena spendere qualche parola. Innanzitutto la Cercatrice, che è interpretata dall'intramontabile Diane Krueger, a cui le caratteristiche dinamiche stanno bene così come quelle che la rendevano sensuale in Troy. Basti pensare a Bastardi senza Gloria o National Treasure ( Il mistero dei templari ) in cui non era statica neanche un secondo. Datele una pistola in mano, ditele di interpretare una persona sadica e riuscirà, così come riuscirà se le direte di sedurre e di essere dolce. Credo che il suo sia uno dei pochi visi portati a tutto. In questo film i minuti finali la vedono piangere ininterrottamente in modo liberatorio, dato che ha finalmente riavuto il suo corpo. E' difficile ed allo stesso tempo strabiliante credere che si tratti della stessa attrice, della donna che fino a un momento fa tentava di uccidere tutti ed ora è riversa in una posizione quasi materna, in lacrime per la propria libertà. Ottimo, nel suo personaggio, anche il lavoro del truccatore e di chi ha curato i colori... Il modo in cui la sua pelle ( senz'altro contribuisce il suo colorito chiaro naturale ) passa dal rosato al violetto intenso, tipico di quando si piange con dolore, fa dire: questa qui non bisogna farcela scappare. E' un'attrice nata, è dotata di grandissime potenzialità.
Ma passiamo alla protagonista, Melanie Stryder, interpretata da Saoirse Ronan. Già vista in Amabili Resti. Il cambiamento più grande è stata l'espressività, oltre che i lineamenti. In A.R. era una scolaretta allegra ed ingenua. Qui ha recitato la parte di una ragazza matura, dai venti anni in su, prigioniera del proprio corpo... Indubbiamente il pathos era più presente in A.R., e contribuiva anche l'essere quattordicenne, anche se la sua staticità di fondo, particolarmente espressa nel suo viso in maniera naturale, è stata perfetta per interpretare l'aliena. Gli occhi celesti/argentei hanno contribuito all'idea, infatti quando nei minuti finali del film la vediamo con gli occhi marroni sorridere ed essere commossa, ritorna il pathos che abbiamo visto in A.R. ma che anche qui ci fa dire: questo film è stato un buon lavoro di fotografia e lei è una buona interprete.
Infine, zia Maggie, interpretata dalla magistrale Frances Fisher, niente di meno che l'austera madre di Rose nel Titanic. Anche qui non si smentisce il suo essere distaccata e, a volte, sgarbata, che ha reso questa donna, a mio avviso, caratteristica.
- Come si presenta. Nel complesso il film ripercorre tutte le tappe del libro, ma purtroppo non riesco a dire, avendo tra l'altro letto il libro da poco, se travolge o meno. Sono stata molto attenta a seguire tutti i procedimenti ed ero molto curiosa di sapere come avrebbero rappresentato le anime e i crioserbatoi...  come avrebbero reso la voce di Melanie nella sua testa in conflitto con quella di Viandante... E devo dire che è stata di efficacia notevole: Viandante compie un'azione e Melanie si ribella. Anche in questo caso, la Ronan molto brava nell'opporsi verbalmente.
- Differenze sostanziali tra libro e film. Una differenza fondamentale è che nel libro è esplicitato che Jamie, il fratello di Melanie, non aveva più nove anni, ma all'incirca dodici. Qui il personaggio è un bambino e  le inquadrature degli arti ( in particolare mani e gambe ) non sono affatto quelle di un dodicenne. Le dita sono cortissime, il piede è piccolo... Sembra più un bambino di nove anni.
La seconda differenza è che nel libro muore di cancro Walter, che era amico di Viandante. E Viandante rimpiange di non aver pensato prima a prendere le medicine aliene, molto più efficaci di quelle umane, per salvarlo, così come ha fatto per Jamie. Ora, nel film manca completamente la figura di Walter... Non era essenziale, a mio parere, inserirla, anche se forse sarebbe stato l'input per dire: "Potevo salvare anche lui, oltre mio fratello..."

Aspetto le vostre opinioni, ciao!
Sara.


lunedì 29 aprile 2013

Il mondo visto da un piccione ( 1 )

L'altro giorno riflettevo sulla vita di un piccione...
In effetti, non è per nulla semplice.
Ho cercato di ricostruire una giornata-tipo di un piccione, attribuendogli alcune caratteristiche umane, che secondo me ha già di suo, e credo che possa essere più o meno così: ( farò parlare il piccione )
"Ciao. Mi chiamo Jhonathan. Sì, anche noi piccioni abbiamo un nome. I miei genitori mi hanno chiamato così per via di Jhonathan Livingstone, e forse hanno fatto bene: quel piccione voleva volare, volare... se potessi, anche io non metterei zampa per terra. Qui sul suolo la vita è abbastanza dura. Il mio momento preferito della giornata, probabilmente, è la sera, perchè posso scrivere. Odio il mattino, anche se è tranquillo, perchè so quello che mi aspetta per tutto il giorno. L'inverno, poi, è più bello dell'estate, anche se più freddo, perchè c'è poca gente in giro. Sì, gli uomini ci danno sempre molto fastidio. Però sono fortunato: a volte mi viene da pensare a quelle città in cui i nostri fratelli vengono mangiati... e ci sto davvero male. Non riuscirei a resistere al terrore costante di essere braccato, anche perchè, se hai paura, prima o poi, ti braccano sul serio. Ma torniamo alla mia giornata. Io mi sveglio presto, dopo l'alba, ma resto nel nido con i miei genitori e gli altri fratelli. Aspetto che il capobranco trovi cibo e si posi su una strada, su un marciapiede o su un tetto, poi tutti usciamo, perchè dove c'è cibo ce n'è per tutti. E' un po' a fortuna: c'è chi ne riesce a prendere di più, chi di meno, ma non per questo ne rifiutiamo dell'altro. Voglio dire, ipotizziamo che abbiamo mangiato alle nove di mattina. Teoricamente dovremmo essere sazi. Il punto è che, però, sappiamo che quello che troviamo, l'indomani potrebbe non esserci più, e così, anche se mezz'ora dopo il capobranco trova altro cibo, noi tutti ci tuffiamo a mangiarlo. Se qualcuno non mangia, vuol dire che sta male, o che sta covando. In entrambi i casi, il loro corpo è gonfio. Noi ci stiamo lontani, perchè abbiamo paura di essere contagiati, anche se a volte mi chiedo se questa non sia discriminazione. E se sia meglio morire di malattia che schiacciati da una macchina o sparati da un cacciatore. O fritti e impanati da un cuoco. Forse meglio sparati. Soffri di meno. Povere vongole, che sono messe in acqua da vive, e muoiono bruciate. Una sorta di camera a gas. So quello che è successo agli uomini ai tempi del nazismo... vivo nei palazzi, sento i discorsi che fanno le famiglie, sento quello che dicono i telegiornali... E mi dispiace che succeda di nuovo, ma alle vongole. Credo che gli uomini non cambino mai. Noi piccioni, e in generale tutta la razza animalesca, siamo molto evoluti. Crediamo nei valori veri, e cerchiamo di vivere al meglio nonostante gli ostacoli. Ogni giorno è una conquista, per avere un tozzo di pane, ma ogni giorno lo affrontiamo con determinazione, perchè senza quel pane moriremmo. 
Quando abbiamo fatto il pasto mattutino, voliamo un po', o semplicemente restiamo appollaiati su una statua. Io sono un piccione di città. I piccioni di paese, penso che se ne stiano belli tranquilli in campagna o sulla riva del mare. Li invidio da morire. Non c'è nessun bambino che, d'inverno, tira loro dei calci, o cacciatori che vogliono mangiarli. Al massimo c'è qualche cane che li insegue. Ma hanno le ali. Le ali sono un nostro grande vantaggio. Ogni volta che qualche infante urlante ci rincorre, o qualche animale, o anche qualche adulto, noi facciamo un salto e siamo già andati via. Però perchè questo stress continuo? Non potremmo, semplicemente, vivere tranquillamente? Mangiare, restare appollaiati su una bella statua, volare un po', tornare a terra, poi dormire nel nido. Il nostro difetto è che dobbiamo necessariamente poggiarci a terra, dopo aver volato per un po'. In fondo, ci stanchiamo. E dobbiamo recuperare cibo. Il problema è che a volte siamo molto stanchi e non ce la facciamo a combattere contro chi ci insegue. Un giorno mi è capitato vedere morire un amico. Aveva volato tanto, ed era davvero molto affamato. Non ha seguito il capobranco, perchè ha visto un tozzo di pane sulla strada. Lui si è precipitato per mangiarlo, ma una macchina lo ha investito. Lui se n'era accorto, ma era troppo stanco per spiccare il volo, e poi anche la macchina andava troppo veloce. Queste macchine, questi uomini, non se ne fregano niente dei piccioni. Se li vedono per strada, li investono. Non rallentano. Eppure noi, noi piccioni, abbiamo una vita difficilissima! Ogni giorno lottiamo contro gli uomini per conquistare del cibo! Perchè non ci lasciano in pace? Vogliamo vivere anche noi, come loro! Ovviamente, se per strada passa un uomo, fanno di tutto per fermare la macchina. Anche per i gatti o i cani è così. A volte tentano di non investirli, perchè sia i cani che i gatti sono animali domestici, e quindi gli uomini provano pietà, sapendo che quegli animali fanno felici loro e i propri figli. E così un giorno ho detto questa teoria a un mio amico, che ha deciso di provare ad essere simile a un uomo. Di punto in bianco, ha smesso di seguire il capobranco, e ha iniziato ad appollaiarsi sul davanzale della finestra della camera di una ragazza. Questa ragazza cantava muovendo la testa, e lui muoveva la testa. La ragazza alzava il braccio, e lui alzava la zampa. Quando la ragazza si è accorta del piccione, si è avvicinata, e lo ha guardato. Allora si è messa a ridere, ha chiamato tutti i parenti, che si sono messi a ridere, e il mio amico, che si chiamava ( non a caso ) Joker, è diventato un caso mediatico. Joker pensava che ora era diventato una star, quindi era protetto. Protetto da quella famiglia. Invece quella famiglia ha fatto solo soldi. Si è arricchita grazie alle potenzialità di Joker, e quando è nato il fratellino della ragazza, un bel mese di Maggio, il capofamiglia ha messo le zanzariere a tutte le finestre, esordendo: "quel piccione porta malattie". E così, Joker si è ammalato di mal di cuore, ed è morto."

mercoledì 17 aprile 2013

ACAB - All Cops Are Bastards.

Ciao a tutti!
Scusate il lungo periodo di assenza, ma sono stata impegnata con l'università... Ora rieccomi e pronta a commentare e analizzare questo film che porta due marchi di produzione, l'uno francese, l'altro italiano.
Innanzitutto, necessita parlare della trama prima del titolo, perchè altrimenti, per chi non lo avesse ancora visto, non si può capire neanche la riflessione sul nome A.C.A.B.

Dunque, i protagonisti del film sono quattro agenti antisommossa della Polizia. Si chiamano Cobra ( interpretato da Pierfrancesco Favino ), Negro ( Filippo Nigro ), Mazinga ( Marco Giallini ) e Adriano ( Domenico Diele ). Quest'ultimo è il personaggio-chiave, per me, perchè esprime la posizione degli autori. Posizione che, in tutto il film, non si mantiene fissa. Parlo per me, quindi da spettatrice: durante tutto il film, ho notato che si tende a non avere una posizione fissa. Quindi, per ogni evenienza, secondo me è stata una buona scelta quella di esplicitare la morale tramite una frase che dirà Adriano appena esce di scena. Ma torniamo alla trama. Inizialmente gli agenti sono tre, cioè manca Adriano, che entra nell'antisommossa solo perchè, dice alla madre, "lo pagano meglio". C'è da dire, infatti, una cosa. Tutti e quattro hanno una loro vita privata. Di Cobra non viene detto nulla, ma sappiamo che Negro ha un divorzio in corso, Mazinga ha problemi con il figlio e Adriano è arrabbiato con il comune che ha sfrattato la madre dalla sua legittima casa per poi darla agli extracomunitari. Questi problemi si riflettono inevitabilmente sul loro lavoro, che però contribuisce a dare un'aura negativa alla loro reputazione. Mi spiego meglio: già loro sono agenti antisommossa, cioè reprimono ( le rivolte dei tifosi allo stadio, ad esempio ), e sono costretti ad utilizzare oggetti come manganelli per contrastare... e non sono visti bene, in quanto violenti... però a questo si aggiunge il fatto che spesso provano rabbia nel picchiare, perchè in chi contrastano vedono spesso quello che avrebbero voluto fare, ma non potevano in quanto non disponevano dell'autorità. Quindi emerge il primo grande tema dell'abuso del potere. In realtà la trama non è così semplice, ci sono varie e varie sfumature... 
Analizziamole insieme.
L'inizio.
Il film inizia con Cobra che canticchia "celerino figlio di puttana"...Non si penserebbe minimamente che è un agente di polizia, se non quando lo vediamo cadere dalla moto perchè urtato da un ubbriaco e metterlo in manette. Ci si viene da chiedere: perchè, allora, ha cantato una canzone contro di lui se è lui stesso il celerino? Per quello detto prima, perchè a lui piace picchiare. Piace abusare del suo potere, ma solo quando provocato. Ritengo di affermare che è solo in questa circostanza che gradisce, perchè vediamo legato a Cobra un processo: è accusato di aver picchiato volontariamente un tifoso. Sarà poi, però, assolto, perchè spiega al giudice che compito dell'unità celere è quella di difendere, se ricevuto l'ordine, da chi è violento contro di loro. Se non ci sono provocazioni, insomma, loro stanno fermi. In questo film, però, vediamo sempre che sono i tifosi a provocare e ma i celerini prendere l'iniziativa, DURANTE UN SERVIZIO D'ORDINE, e picchiare spontaneamente.
Loro decidono di picchiare autonomamente solo quando un tifoso ferisce Mazinga. 
Nella fattispecie, di risposta, partono segretamente di notte, in macchina, e vanno nel covo degli albanesi responsabili e fanno strage. In questo covo trovano anche delle armi e chiedono ad un collega di coprirli e di tirarle fuori al momento giusto. Dunque il secondo grande tema, delle irregolarità. Anche se qui si tratta di più di una semplice irregolarità, perchè gli albanesi sono stati picchiati violentemente. Ovviamente se fosse morto qualcuno, loro si sarebbero trovati in una posizione scomodissima. Irregolare, quindi, è l'eventualità in cui si trovino le armi in loro possesso. Ne conseguirebbe, anche qui, una posizione scomoda. 
Dove ritroviamo, sempre all'interno dl film, il tema del "coprirsi" tra colleghi?
Quando Adriano, agli inizi del suo lavoro, picchia un uomo su un treno e gli altri agenti si offrono di testimoniare il falso, preservando, quindi, l'integrità morale della polizia.   
Il titolo.
Ora passo al titolo. ACAB è l'acronimo di All Cops Are Bastards e questa è una frase usata dagli skineads negli anni '70 per indicare il loro odio verso la polizia. Si incitava alla violenza e all'affronto diretto.
Nel film, ritroviamo questa scritta in un tatuaggio. Si tratta di un tatuaggio che ha sul collo un amico di Adriano, che prima di diventare poliziotto era "un ragazzo coatto". 
La figura emblematica di Adriano Costantini.
Adriano è un ragazzo che vede lo sfratto della madre a favore degli extracomunitari. Decide di trovarsi il lavoro nell'unità antisommossa perchè "lo pagano meglio", a quanto dice lui alla madre, anche se si rende subito conto di quanto siano assurdi i suoi colleghi: fanno azioni di vendetta, cioè non autorizzate... O ancora, ci tengono così tanto alla fratellanza da organizzargli uno scherzo: chiuderlo nel furgoncino con un fumogeno per dargli un avvertimento: o sei con noi ( quindi fai come noi ) o sei fuori. Adriano inizialmente è anche lui violento, stimolato dal problema dello sfratto, ma alla fine prende una posizione, che coincide con quella degli autori: "Volevo un lavoro onesto. E la guardia è un lavoro onesto". Dunque si dimette, perchè non conforme con quello che pensava.
Gli altri tre.
Gli altri tre agenti, pur consapevoli, continuano ad essere violenti e non si discostano, così come fa Adriano.
Il figlio di Mazinga.
Il figlio di Mazinga è amico degli albanesi che hanno ferito il padre. Anche sua madre è nella polizia, ma lui si discosta dal padre affermando: " a te te piace picchià". Parallelismo con Adriano, anche se Adriano si discosta non essendo più violento. Lui no.
Riferimenti reali.
A) La morte di Filippo Raciti. Tutti gli agenti sono attorno alla tv e sentono che Filippo Raciti è morto. Ne consegue che vanno al Parlamento e intimano allo Stato una protezione. Protezione che, a quanto ho capito, non viene data.
B) La morte di Gabriele Sandri.
Struttura.
Decisamente ASA'.

A presto, spero vi sia piaciuto...:)

sabato 30 marzo 2013

Warm Bodies:)

Ed eccoci di nuovo qui, questa volta alle prese con un film fantascientifico: Warm Bodies.

Prima di iniziare, voglio fare un'importante premessa: non ho letto il romanzo omonimo da cui è tratto il film, quindi queste righe che scriverò saranno basate solo su quello che ho visto.
...Let's start!

La trama è semplice: c'è stata un'apocalisse zombie alla quale è sopravvissuta solo una piccola comunità umana, che vive in una zona blindata al riparo dai suddetti mostri. Gli zombie vivono in un aeroporto. Essendo dei non-morti, presentano sia tratti non umani ( quali l'aspetto, la puzza, il non poter dormire ) e dei tratti umani ( come la fame ) e, appunto, quando hanno fame, si nutrono di cervelli umani. Per questo gli umani devono nascondersi da loro e al contempo cercano di ucciderli, portandoli definitivamente nella dimensione dei morti e quindi togliendogli ogni tratto umano.
Altra premessa importante: gli zombie credono che il loro unico fattore umano sia la fame e che per tutto il resto siano zombie.
Succede all'improvviso che mentre degli uomini armati cercano di ucciderli, lo zombie più giovane del gruppo si innamora di una ragazza della compagnia, salvandola dalla morte sicura, e quindi portandola in un aereo, "al sicuro". La ragazza, di nome Julie, e lo zombie, di nome R. (sì, avete capito bene, Erre ), coltivano il loro rapporto finchè lo zombie scopre che può provare emozioni umane e che quindi grazie all'amore può tornare definitivamente umano. Allora Julie lo dirà al padre ( che comanda tutte le armate ) che inizialmente non la crederà ma poi vedrà con i suoi stessi occhi che lo zombie è umano, e sospenderà le operazioni di uccisione integrando gli zombie, ormai uomini, nella comunità.
Non è una grande trama, ma se sviluppata bene, potrebbe risultare accettabile.
Il grosso problema, quindi, è che il film è fatto malissimo.
Se dovessi dargli un voto in stelline, da uno a cinque, gli darei due.
Vediamo con calma tutte le parti di questa pellicola.
Innanzitutto, la grafica. Va benissimo che c'è stata un'apocalisse zombie e che ci troviamo di fronte a dei mostri, che quindi il paesaggio è desolato e prevale l'ambiente metallico, ma non è ammissibile, a mio parere, che l'unica scena in cui c'è il sole si trova nel secondo tempo e che, anche quando è mostrata la comunità umana, il cielo è grigio ed è notte fonda. Quindi grafica cupa e scene a volte un po' splatter, come quando lo zombie protagonista mangia un cervello e si vede proprio una brodaglia viola che gli esce dalla bocca. Osservazione: poichè gli zombie, mangiando il cervello, possono entrare nei ricordi della persona a cui è appartenuto il cervello stesso, gli autori potevano rappresentare questa scena semplicemente abbassando la testa dello zombie verso il cervello e far apparire il ricordo. Mi è sembrato un po' troppo brutto far vedere proprio questa gelatina violacea che entra ed esce dalla bocca di questo zombie che, tra l'altro, mastica a bocca aperta.
Poi: Il primo tempo.
Il primo tempo è al contempo veloce e lento. Veloce, perchè succede tutto nei primi dodici minuti: lo zombie introduce alla situazione, i due si innamorano, lui la porta nell'aereo. E lento perchè in questi quaranta minuti vediamo tutti gli zombie ringhiare, R. camminare in maniera gobba, dire al massimo sei battute e, quando parla, ripetere le frasi: "tengo al sicuro". Il movimento si raggiunge nel secondo tempo dove ovviamente hanno dovuto colmare alla lentezza del primo spaccando vetri, facendo grossi salti nel vuoto e sparatorie. Cosa succede nel secondo tempo? Julie e R. sono ricercati dagli "ossuti", la "forma morta" degli zombie, perchè a loro sembra non andare a genio il fatto che gli zombie possono ritornare umani e loro no. R. cerca di spiegare al padre di Julie, il comandante, che loro possono cambiare, ma il padre reagisce puntandogli una pistola alla tempia. Così Julie e R. scappano e il comandante ( interpretato da John Malkovich ) manda le sue armate contro gli zombie. C'è la sorpresa delle armate: gli zombie non sono contro di loro, e R. si lancia nel vuoto con Julie per scappare dagli ossuti. Il padre della ragazza spara R. proprio quando ( e questo dovrebbe essere l'apice di tutto il film ) è diventato umano, quindi lo zombie perde sangue e può morire. ( Ovviamente verrà curato ). Ma è proprio grazie a questa perdita di sangue che si capisce che gli zombie dicevano il vero e quindi le armate vengono ritirate. Non dico che tutto questo movimento non vada bene... anzi se ci fosse stato nel primo tempo sarebbe stato meglio, ma semplicemente che messo tutto insieme solo nel secondo risulta di cattiva formulazione.
Appuntino: A proposito della lentezza di R. nel primo tempo, non si può non osservare che il doppiatore, il bravissimo Flavio Aquilone, è troppo allegro e vivace, nella sua tonalità di voce, per interpretare la "flemma" del suddetto zombie.
Ora, un buco da riempire.
Mi è parsa di scorgere una lacuna, in questo film: R. mangia il cervello del fidanzato di Julie. Ma Julie e R. sono innamorati... come la mettiamo? In due modi: O a Julie non interessava nulla del suo ragazzo e quindi ora si è innamorata di R., suo assassino, oppure Julie non sa che è stato R. ad uccidere il suo ragazzo, e quindi il colpo di scena deve arrivare. Gli autori hanno pensato, giustamente, di prendere queste due opzioni e di mixarle. Risultato? Julie non sa che è stato R, ma al contempo non soffre poi così tanto perchè era preparata alla morte del ragazzo.
Qui, però, sorge un'altra domanda: il fatto che Julie è scappata di casa e questo avvenimento coincide con il fatto che R. le ha confessato l'assassinio, è casuale ( nel senso che scappa perchè, come diceva dall'inizio, vuole tornare dal padre ) oppure è scappata proprio perchè non ha retto alla notizia? Non si sa. Possiamo però cogliere, dalle scene successive, in cui viene introdotta Nora, la migliore amica di Julie, che alla nostra bionda protagonista manca lo zombie, e che quindi, diciamolo, del ragazzo non se ne frega nulla.
Andiamo ai parallelismi.
1) Allora, secondo me è evidentissima la somiglianza di ambientazione di "Io sono leggenda", sia nei luoghi e azioni ( la desolazione, i rifornimenti da cercare nelle case vuote ) che negli ossuti, che nel film che vede protagonista Will Smith sono esseri mostruosi, ma strutturati in maniera similare.
2) Twilight. C'è una scena in cui R. mangia il cervello del fidanzato di Julie e vede questi due innamorati stesi sull'erba, nelle stesse inquadrature che mostrano Edward e Bella quando sono sul prato... l'ho notato solo io?
3) La scena del balcone. Vediamo R. entrare nella zona umana di nascosto e andare da Julie. Quindi si mette sotto il suo balcone e la chiama. Evidente risonanza con "Romeo e Giulietta", in cui lui non deve essere scoperto e che non può stare in quella zona, nemica. L'unica differenza è che viene scoperto da Nora, ma accettato.
Il personaggio riuscito meglio.
Indubbiamente, Nora ( Analeigh Tipton ). Questo film tenta di essere, a volte, comico ( con le battute sulle spallucce di R. o quando R. dice a Julie di muoversi da zombie ) ma invano. L'unica persona che a mio avviso rende bello tutto questo film è Nora, che però purtroppo si vede solo in dieci minuti totali. Lei è empatica, immediata, efficace.
Insomma, è il primo film che sconsiglio.
Chissà, forse nel libro si percepiscono più emozioni...
Lo leggerò e vi farò sapere:)
Alla prossima:)


martedì 12 marzo 2013

Il grande e potente Oz.

Wow.
So che non si può iniziare un post con "wow", ma... che dire... Appena sono uscita dal cinema, avevo già in mente tutto quello che dovevo scrivere: dal regista agli attori, dai parallelismi film-film a quelli film-serie tv, o ancora a quelli regista-produttore. Ma, come al solito, fermiamo la voglia di dire tutto quello che mi passa per la testa come se tutti vivessero nel mio cervello e quindi potessero capire, e procediamo con ordine e chiarezza.
Innanzitutto, voglio chiarire a tutti quelli che, come me, sono andati su Wikipedia o su altri siti a cercare la trama di questa pellicola, che questo film è solamente ispirato al romanzo di Baum e che non è un prequel del fillm del 39 ( che vidi ). Prequel dovrebbe significare "qualcosa che viene prima di un'altra" o meglio, una specie di antefatto... Ecco, sia il film del 1939 che questo del 2013, mostrano la stessa storia: un regno e abitanti esposti alla distruzione della strega cattiva; un mago che deve arrivare da una terra lontana per risolvere la situazione. E' vero che il film del '39 ha dei personaggi diversi da questo del 2013, perchè il primo è ovviamente uguale al libro di Braum. Questo si è concesso qualche libertà, eliminando i personaggi come Doroty, il leone o lo spaventapasseri, che facevano del film e del libro di Braum una "storia con morale" per ragazzi. Però, di fatto, la storia è la medesima, e pertanto "Il grande e potente Oz" non può essere considerato il prequel de "Il mago di Oz".
Risolto questo problema, che in molti, compresa me, ha suscitato perplessità,"buttiamoci" nel film.
Seduta sulle immancabili poltrone rosse del cinema, metto gli occhiali 3d e sono lanciata nei tunnel dei titoli d'inizio; non c'è bisogno di leggere "Danny Elfman" per capire che le musiche sono sue. Comunque, il tunnel sfocia in una grande area in cui ci sono diverse tende. Il regista ci porta in quella del mago Oscar Diggs ( Oz, che è l'acronimo dei suoi nomi ) in cui vediamo il sovracitato sedurre una ragazza con un carillon. Irrompe l'aiutante di scena che gli dice di entrare in scena. Qui cattura l'attenzione del pubblico esibendosi in un numero in cui fa levitare la donna di prima. Andiamo subito alle particolarità. Ci sono due colpi di scena. Il primo, in cui due uomini dal pubblico dicono di vedere dei fili che sorreggono la ragazza. A queste accuse Oz risponde tagliando i fili e facendo svanire la donna. A questo punto, il secondo colpo di scena: una bambina è così colpita dalle magie di Oscar che interrompe gli applausi chiedendogli di farla camminare. La telecamera scende e ci mostra la sua sedia a rotelle. I genitori supplicano il mago dandogli soldi; mago che si commuove, ma non riesce ad ammettere di essere un truffatore, quindi si ritira dal palco. Ci si può soffermare un attimo sul primo colpo di scena, chiedendosi se può essere organizzato dal mago stesso. Credo che questa domanda sia legittima perchè solo poche scene prima vediamo Oz mettersi d'accordo con la donna e dirle di entrare dal pubblico ad un suo richiamo. Quindi potrebbero anche i due uomini essere benissimo d'accordo con Oz per innescare un falso dubbio negli spettatori, e di conseguenza, un maggiore stupore, dato lo scioglimento successivo.
Detto questo, andiamo al clou: per una serie di coincidenze nefaste, ossia vari uomini che scoprono che le loro donne sono state ingannate allo stesso modo ( il carillon ) dal mago, quest'ultimo è costretto a fuggire su una mongolfiera, ma viene risucchiato da un tornado. Prega Dio di salvargli la vita ed eccolo in una terra sconosciuta...  E pensare che solo poco tempo fa aveva parlato ad Annie, la sua vera amata, di non volere una vita ordinaria, ma la grandezza... Vista così, la storia è molto lineare. Insomma, il mago giunge in questa terra stranissima, dove i fiori si aprono al suo passaggio...

Parallelismi ( part one ).
Il produttore. Il produttore è Joe Roth. Non si può non pensare ad "Alice in Wonderland", appena si vedono quei fiori giganti che si aprono al passaggio di Oz. Sia nei fiori che nello stupore del mago, non possiamo fare a meno di ricordare quel wonderland che aveva poco di Burton, ma tanto di Roth. Stesse espressioni tra il nostro protagonista e quella Mia Wasikowska del film di Burton. Ho avuto modo di notare, comunque, che i caratteri del produttore si mantengono solo negli elementi naturali. Ad esempio la foresta nera, altra zona che ricorda l'Underground di Alice.

Andiamo avanti.
Oz incontra la strega Theodora, una splendida Mila Kunis ( molto meno splendida ne "Il cigno nero" ). Su questo personaggio tornerò più avanti. Per il momento basta solo dire che la donna introduce al mago tre cose essenziali:
1. Si trova nel mondo di Oz.
2. Porta il nome del mondo perchè è il mago che tutti aspettano per salvare il regno da una strega cattiva.
3. Se salverà il mondo, sarà re e avrà regno e oro.
Oz è attratto dall'oro dato che guadagna poco, e accetta. Durante il percorso verso il regno della sorella di Theodora, i due incontrano degli ostacoli che superano con qualche gioco di prestigio, che Theodora percepisce come prova che Oz è il mago effettivo di cui parlava la profezia. Come ad esempio il fumogeno rosso usato per spaventare il leone che voleva mangiare la scimmia alata, che poi diventa servitrice a vita di Oz.
E' essenziale dire che durante questo tragitto, la strega si innamora di Oz, perchè è diverso da tutti gli altri: la invita a ballare, le regala un carillon... vediamo chiaramente che al mago non interessa, ma Theodora è commossa al limite dell'amore.
Ad ogni modo, i nostri  arrivano a palazzo. Qui Oz è "accolto" da un'inconfondibile Rachel Weisz nelle vesti della sorella di Theodora, Evanora. Oz si sente a casa e la nostra strega, seppur rigida, gli "regge il gioco". Quando se ne va, fa una scenata alla sorella dicendole che non era opportuno portarlo nel palazzo. Theodora è confusa. E la nostra Evanora si impone agendo direttamente: comunica al mago di dover uccidere la strega cattiva Glinda, per poter essere re.
Oz si incammina per uccidere Glinda e recluta una fanciulla di porcellana, aiutandola come ha fatto con la scimmia. Arrivati da Glinda, la stanno per uccidere, ma scoprono che in realtà la vera strega cattiva è Evanora.

Ambiguità-suspance.
Qui la regia e gli scrittori hanno giocato molto bene, perchè si arriva al punto in cui ci si chiede: chi è la vera strega cattiva? Glinda, che accusa Evanora per non essere uccisa? O Evanora, che dirotta Oz su Glinda per avere il potere assoluto sul regno? Ad ogni modo non abbiamo dubbi su Theodora: lei è buona.

Il dubbio viene sciolto nella scena successiva: Evanora sta guardando la sfera magica ed è adirata perchè ha scoperto che Oz sa la verità. Così innesca un meccanismo: genera un carillon dalla sabbia e mente alla sorella, dicendole che Oz è solo un donnaiolo, che ha regalato anche a lei il carillon. Theodora soffre in modo immenso e chiede alla sorella di toglierle il dolore a qualsiasi costo. A questo punto Evanora ha perfettamente raggiunto il suo scopo: trasforma la sorella in strega malvagia, così avrà un potere in più in battaglia. Questo è ovviamente simbolo di debolezza. Chiedere rinforzi è sempre sintomo di debolezza. E infatti alla fine del film Evanora scapperà, dalla piazza, quando si troverà in difficoltà.
Quindi la nostra reale strega cattiva è Evanora. Theodora lo scopre, ma ormai è troppo tardi: viene trasformata in una strega verde e, anche se non lo vuole, è, per l'incantesimo, portata ad odiare il mago e volerlo distruggere.
Parallelismi ( part two ).
Ancora Joe Roth. Joe Roth è anche produttore di "Biancaneve e il cacciatore". Ovviamente, Evanora, nello stile, è uguale a Charlize Theron, che aveva interpretato la strega cattiva in Biancaneve. Per stile intendo la movenza e le urla quando si arrabbia. Ma non possiamo fare a meno di notare anche una somiglianza nei vestiti. Ecco qui la Weisz e la Theron.




Nel frattempo vediamo Oz e Glinda superare un muro di protezione ed entrare in città. Qui il mago decide di dare guerra ad Evanora, dopo un iniziale conflitto con se stesso e atto di vigliaccheria, quasi a voler tornare indietro... Quindi studia un piano: è chiaro che non ha poteri magici, che lui non è il mago che tutti aspettavano per salvare il proprio regno, ma è in grado di vincere comunque, con le sue idee. E questo è, credo, uno dei messaggi più alti di tutto il film: si può vincere senza magia, si può vincere senza superpoteri, ma solo mettendo bene a frutto la propria intelligenza.
Bene. Ora c'è una serie di giochi di magia: ologrammi, fuochi d'artificio, cose che gli abitanti del mondo di Oz non hanno mai visto e che pertanto spaventano le streghe. Oz vince la guerra. Evanora è esiliata, Theodora anche. Oz bacia Glinda, e "chi si è visto si è visto".
...Fermi tutti!!! Dove andate?
Ecco alcune cose che dobbiamo tenere in considerazione.
Topoi.
A dir la verità ho scorto solo un topos: l'ignoto. E' noto che gli uomini, nell'antichità, si spaventassero dei fulmini, dato che non li conoscevano. Allo stesso modo, tutti, ad Oz, sono spaventati ma anche attratti dai giochi di prestigio del mago, perchè provengono da una realtà a loro sconosciuta.
Oggetti simbolici.
A) Il carrillon. Il carillon ha spesso funzioni di predizioni nefaste: scatena sempre dolore. Lo abbiamo visto inizialmente, nel Kansas, quando Oz lo ha regalato a diverse donne, e ciò ha portato all'uomo robusto che lo inseguiva. Abbiamo visto che ritrovarsi ad Oz è stato un bene, quindi non si dovrebbe considerare un avvenimento nefasto, ma di certo il carillon simboleggia, allora, una rottura dell'equilibrio.
B) Il muro di protezione della città di Glinda.
Questo è l'"oggetto" più simbolico di tutto il film, a mio avviso, perchè ne cogliamo il significato solo in una piccola frase: "può superarlo ogni persona che sia pura di cuore". Ecco, non è da considerare ovvio, perchè Oz è puro e si capisce molto bene: l'oro è solo una maschera, un desiderio di superficie... in realtà lui aiuta le persone. Perchè, allora, sto promuovendo l'alta simbologia di questo muro? Per Theodora! Theodora riesce ad entrare!! Non potrebbe entrarci nessuno, neanche le streghe cattive, e lo conferma Glinda stessa. Allora perchè Theodora è riuscita nell'intento? Perchè lei era pura ed è solo sotto effetto di un incantesimo. Nel film si fa vedere che Theodora entra con difficoltà, quasi a volerci inculcare l'idea che ce l'ha fatta grazie alla magia. Ma, se si presta attenzione, questa tesi è smentita dalle parole di Glinda: "Evanora e le sue forze non hanno facoltà di entrare".
I Personaggi.
OZ. Oz è superficialmente un uomo egoista e interessato alla ricchezza, ma in realtà è buono. L'unico difetto è che sembra credere in ogni donna: Theodora, Glinda, Evanora... per lui è tutto indifferente, basta che si trovi di fronte una bellezza femminile. E se Glinda fosse stata la strega cattiva, in quel momento? Lo avrebbe ucciso. E se Evanora non gli avesse retto il gioco? Lo avrebbe ucciso, ugualmente. L'unica che non avrebbe fatto nulla era Theodora.
- Theodora. Il vero personaggio che mi ha deluso è stato Theodora. Intendiamoci, non è stata una sua scelta, ma degli autori. Era il personaggio in cui credevo di più. Era buona e doveva tornare buona!

Commenti?
A presto!
Sara.

mercoledì 6 marzo 2013

Agorà.


Agorà...
Agorà è un film sensazionale...
Sostanzialmente, si fa vedere come il cristianesimo ha raggiunto un potere centrale in Alessandria d'Egitto. Al contempo, però, si narra la storia dell'astronoma Ipazia, che già oltre mille anni prima di Keplero aveva scoperto che i pianeti percorrono orbite ellittiche. Ma a questo ci arriveremo.
Questo è uno di quei film come "Il primo cavaliere" in cui la prima inquadratura mostra delle scritte: è un'introduzione all'ambientazione che viene data al pubblico. Nello specifico, sappiamo che ci troviamo ad Alessandria e che c'è ancora il paganesimo, anche se nella città è presente un gruppo di cristiani ortodossi.
Subito, direi quasi in medias res se non fosse per le scritte iniziali, ci troviamo di fronte un'Ipazia che cerca di far capire ai suoi allievi che la Terra ha un centro. Un qualsiasi osservatore noterà subito che oltre ad Ipazia, la telecamera si allunga mettendo a fuoco lo schiavo Davo, personaggio che sarà in seguito centrale, e che in questo momento si occupa solo di affiancare l'astronoma nei suoi esperimenti, ora raccogliendole uno straccio, ora non facendolo. Altrettanto nell'immediatezza, la lezione della scenziata finisce e il regista ci porta  nell'agorà, in cui un gruppo di cristiani prende in giro dei pagani. C'è una sorta di zona rettangolare in cui ardono delle braci, e uno dei cristiani, Ammonio, sfida un pagano a camminare sulle braci. Se uno dei due arde, il suo dio non è quello vero. Il cristiano Ammonio riesce a passare, poi getta brutalmente il pagano nel fuoco. Pagano che non voleva assolutamente cimentarsi in quella prova e che ne resta ferito. Gli alessandrini pagani tornano nelle proprie dimore, e noi che vediamo il film siamo portati nella dimora del padre di Ipazia, Teone. Teone che fa un piccolo discorso contro i cristiani e contro la loro violenza. Fa notare che hanno bruciato senza nessun problema un cristiano nella pubblica piazza e, con questo pretesto, decide di punire una schiava domestica in quanto in possesso di una croce cristiana. Si sacrifica per lei, alla frusta, Davo, lo schiavo di Ipazia, affermandosi cristiano. Ed è su Davo che noi ora ci concentriamo. Innanzitutto capiamo che il suddetto schiavo è interessato agli insegnamenti di Ipazia, perchè costruisce un modello del movimento della Terra e dei pianeti sulla base dei suoi insegnamenti. In seguito, il regista ci mostra Davo per le strade della città che è andato a comprare del pane per il suo padrone. Curioso, entra in un luogo di preghiera cristiano e viene accolto da quello che in seguito sarà il vescovo Cirillo, che lo spinge a donare il pane agli altri cristiani. Da qui intuiamo anche che siamo di fronte a un gruppo di parabolani, cioè quelle persone che speravano di morire in nome di Cristo dedicandosi agli ammalati. ( Ma anche alla sepoltura dei morti, cosa che verrà introdotta in seguito ).
Ancora altre piccole scene: Oreste e Sinesio. Il primo, innamorato di Ipazia e molto impulsivo. Il secondo, più riflessivo e convinto che "sono più le cose che ci accomunano rispetto a quelle che ci dividono". Ossia siamo tutti fratelli, uguali, al di là delle nostre credenze siamo prima di tutto umani. Il regista, quindi, vuole imprimerci questo concetto, e lo fa attraverso le parole di Sinesio, che da questo momento non si vedrà più fino a un bel po'.
Andiamo alla scena del teatro, che è tra le seguenti, dopo questa appena descritta.
Ci si chiede: perchè introdurre uno spezzone? Non di certo per dirci che si andava a teatro in quel tempo, perchè si sa. Neanche per farci vedere Oreste, allievo di Ipazia,che si dichiara a lei davanti a tutti. Qualcuno, in effetti, potrebbe pensare che la reale motivazione è questa, dato che comporterà un cambiamento nel carattere di Davo. Tuttavia io preferisco pensarla diversamente: quando i pagani sono definitivamente eliminati, il film, con le solite scritte, ci informa del fatto che sono subentrati gli ebrei, contro cui sono ora i cristiani. Dov'è che il regista ci mostra il conflitto cristianesimo-ebraismo? A teatro. Il teatro è ora usato dagli ebrei, e i cristiani tirano loro delle pietre addosso. Il teatro, quindi, è luogo di evoluzione: prima raccoglie i pagani, ora gli ebrei... un domani raccoglierà i cristiani.
Siamo rimasti ad Oreste che si dichiara pubblicamente ad Ipazia.
Ipazia rifiuta. Questa scena è utile solo per mostrarci come Davo si converte ufficialmente al cristianesimo, dato che aveva pregato Dio affinchè Ipazia non cedesse.
La scena più bella, più struggente di tutto il film, si ha a fine primo tempo, e dopo tutti questi preamboli ( i cristiani che stanno per invadere ). Parlo della distruzione della biblioteca d'Alessandria, nel Serapeo. Vediamo un Ipazia affrettata, ma soprattutto indignata, ordinare di salvare le opere maggiori. Il problema è che su oltre almeno mille opere, se ne salvano all'incirca una cinquantina. Quello che mi fecero notare, è che  dagli zoom brevi e frettolosi, vediamo le opere classificate per generi. Ad esempio, leggiamo: to drama. Ad ogni modo, una scena toccante, che culmina con il pianto di Ipazia e la fine del primo tempo. Come il primo, il secondo tempo è introdotto dalle solite scritte scorrevoli in cui ci viene detto che ora i pagani non esistono più, ma ci sono gli ebrei, che i cristiani vedono come ostacolo, quindi è loro obiettivo eliminarli. Capo dei cristiani con il nome di "vescovo Cirillo" è diventato colui che aveva invogliato Davo a dar da mangiare agli ammalati. Ora è lui a decidere le azioni ed è finalmente mostrato per quello che è: un capo, un dittatore. La scena del teatro precedentemente citata ( nel contesto ebraico, ovviamente ) serve anche da introduzione alla figura di Oreste, ormai prefetto ma anche marito di Ipazia. Non è più arrogante, però...
Il film va avanti con scene sempre più toccanti, con un'Ipazia alla continua ricerca della prova che dimostra l'esattezza del sistema di Aristarco... e termina con la sua morte. Nello specifico, il vescovo Cirillo si accorge del fatto che la filosofa è ancora pagana e Oreste, il prefetto, l'unico che ha potere legale è dalla sua parte. Così decide con uno stratagemma di screditarlo davanti a tutti. L'antefatto è questo: gli ebrei sono stati lesi dai cristiani e il prefetto ha il potere di arrestare Cirillo. Ipazia invoglia Oreste a farlo, anche temendo che i cristiani gli si rivoltino contro tutti. Cosa fa, quindi, Cirillo? Chiede ad Oreste di incontrarsi in un luogo a cui hanno accesso solo i cristiani. Legge un passo della Bibbia in cui si screditano le donne, e ovviamente il riferimento è ad Ipazia, e gli chiede di inchinarsi al volere di Dio. Oreste rifiuta andandosene, e Ipazia è condannata. I cristiani hanno vinto: è la fine di Alessandria.

Simbologie.
Davo è un personaggio altamente simbolico. Con lui iniziano i dubbi. E' il primo a dubitare del paganesimo. Dà il pane agli ammalati e prova quasi commozione dalle loro richieste di cibo e dal ringraziamento che gli fanno. E così, in segreto, la sua reazione è quella di pregare Dio. Prega, nello specifico, affinchè Ipazia non sia di nessun altro uomo fuorchè di lui. Poi, incuriosito dai cristiani, discute del cristianesimo con altri schiavi. E ancora, quando la sua preghiera verrà accolta, si convertirà. Non è casuale, a mio parere, che sia uno schiavo ad iniziare una "rivolta" contro il paganesimo. Gli schiavi rappresentati come male della società...
Non sono i cristiani, qui, rappresentati come i "cattivi", sebbene torturino. E' su Davo che si riversa l'errore, l'errore di dubitare degli dei in cui fino a prima aveva creduto...
Altrettanto simbolica, infatti, è la scena del pane. Il futuro vescovo Cirillo invoglia Davo dicendo che è bellissima la beneficenza. Non dimentichiamoci, però, che lo invoglierà, poi, a rompere le statue pagane. Senza forza, senza prepotenza. Non cadete nell'errore!! La verità, infatti, quello che sto cercando di dire, è che lo schiavo è troppo ingenuo e legato a dolori personali ( il rifiuto di Ipazia ) per comprendere la verità: Cirillo è subdolo. Davo infatti viene liberato da Ipazia quando prova a baciarla. Questa scena non è casuale. Il regista non l'avrebbe messa, se non avesse voluto far vedere la verità. C'è quindi una condanna al cristianesimo. Potreste ribattere dicendo che questa condanna è presente in tutto il film, dato che mostra le torture e le malvagità dei cristiani, ma c'è una verità di fondo e incontestabile, che può, in un certo qual modo, salvare i cristiani: Davo è stato un traditore. Ma appunto, finora ho dimostrato che Davo non è altro che una persona confusa e frustrata, che ambisce a una vita migliore e piena di riconoscenza e che, pertanto, può sbagliare.
I movimenti A S A'.
E' chiaro che siamo di fronte a un film in cui non c'è una situazione iniziale dettata dalle riprese. Solo da scritte scorrevoli, che non bastano a classificare la pellicola come dotata di struttura S A S'. Tra l'altro, il regista che, letteralmente, ci travolge portandoci, come ho scritto prima, in medias res, contribuisce a questa  teoria. Ora, è importante dire che abbiamo diversi, piccoli, movimenti A S A', in un unico, grande, film così strutturato.
- Davo. E' complicato descrivere, perchè c'è un collegamento tra il personaggio di questo schiavo e le altre situazioni del film, che rendono difficile la descrizione di un'azione e una situazione generatrici. Facciamo l'esempio che volevo esporre per i movimenti. Tutto inizia dal suo dono del cibo agli ammalati cristiani ( A ). Prova, così, un sentimento positivo dagli ammalati. ( S ) Il film, a questo punto, si sposta. Non ci mostra più Davo, ma altre scene. Ed è proprio grazie a queste scene che possiamo tornare indietro e riassumere così: Davo sa della dichiarazione di Oreste ---> decide di pregare affinchè Ipazia non ceda. La dichiarazione di Oreste è al contempo situazione e azione. Situazione, perchè è da questa notizia che si genera una conseguenza, la conseguenza della preghiera. Azione, perchè se prima Davo aveva solo qualche dubbio sul cristianesimo, il pericolo rappresentato da Oreste lo spinge a chiedere aiuto a Dio. E' uno slancio, un rischio che troverà poi riscossione, e quindi una nuova situazione: Davo è definitivamente cristiano.
Non è finita. Davo genera altri movimenti. Questa volta, però, sono S A S'. Vediamo nello specifico:
Davo è cristiano. ( S ) I cristiani fanno cattive azioni ( A ) Davo dubita del cristianesimo. ( S' ). Ma vediamo come finisce: catturano Ipazia. ( S ) Davo si impone sull'uccisione... A? No, è sbagliato. Perchè non riesce ad imporsi sui cristiani. Resta da solo con Ipazia... e al posto di liberarla piange con lei. Piange perchè si pente, ma non riesce ancora a redimersi e a prendere una posizione contro i cristiani, così salvando Ipazia... E così qui non abbiamo solo la fine della filosofa, ma anche dello schiavo. Non ha avuto coraggio...
Il crescendo scientifico.
Ho trascurato fino ad ora l'argomento scientifico trattato nel film, perchè bisogna analizzarlo con cura. La materia scientifica è introdotta da Ipazia che discute sul sistema tolemaico. Più in avanti, si accorge che quello corretto è probabilmente quello di Aristarco. Questo coincide con il passaggio dal paganesimo al cristianesimo di Davo. Una volta scelto di ipotizzare che le giuste supposizioni sono quelle di Aristarco, e quindi il modello eliocentrico, bisogna dimostrare come può il sole essere di meno in inverno e di più in estate. Se la Terra gira intorno al sole attraverso un orbita circolare, la distanza è uguale.. Ipazia è sulla giusta strada ma non riesce a trovare la soluzione vincente, e questo coincide con i cristiani che sono sulla giusta strada per arrivare al potere ma ancora hanno bisogno dell'ultimo tassello. Ovviamente si può notare come Ipazia, però, rappresenti il bene, e i cristiani il male. Per cui un parallelismo ben studiato ed efficace. Il film termina. E termina con Ipazia che scopre improvvisamente l'orbita ellittica. E con i cristiani che la uccidono, così il regno è loro. Ovviamente le solite scritte scorrevoli che elogiano Ipazia e ci dicono come finirà il tutto, cosa che si sa anche nella storia e che pertanto poteva essere evitata, ma l'importanza è l'accuratezza, la sottigliezza del regista che ha trattato un tema così delicato in forma dualistica. Ci sono sempre due interpretazioni, una apparente e superficiale, e una sottile e reale. Ad ogni modo, il tema scientifico è secondo me quello riuscito meglio, perchè la fine del film è un pathos, una suspence incredibile. Ipazia ha vinto, Cirillo ha vinto. Una vittoria nel bene e una nel male.
A presto!!
Sara.